RENZO FRANCABANDERA | A Urbania (PU), il 25 e 26 novembre 2023, si terrà la ventiquattresima edizione del Convegno Internazionale di Studi della Rivista Europea Catarsi-Teatri delle diversità, fondata nel 1996 da Emilio Pozzi e Vito Minoia all’Università di Urbino Carlo Bo, con il significativo contributo di Claudio Meldolesi. Durante l’evento, ci saranno incontri con esperti, docenti e operatori su tematiche che collegano il teatro a tutti gli aspetti della società, oltre a performance e proiezioni video.
Questo incontro sarà particolarmente dedicato al rapporto tra disabilità e teatro e ospiterà l’esperienza emblematica della Compagnia NèonTeatro di Catania. La compagnia si è distinta a livello internazionale per la raffinata ricerca artistica e poetica sviluppata nel corso degli ultimi trent’anni.
Abbiamo intervistato Vito Minoia.

Vito, in questi anni il tuo nome è cresciuto con e al servizio di un progetto, di un’idea culturale ben precisa. Ricordi come è nato tutto questo?

È nato coniugando il fare al riflettere e al dialogare con altri operatori e studiosi in quello che all’inizio consideravamo un nuovo campo conoscitivo del sapere. Erano i primi anni Novanta, quando l’idea profonda dell’arte e del teatro contro l’emarginazione animavano la nascita e la crescita di un vero e proprio movimento di pensieri, azioni, prospettive, a loro volta ispirate a maestri che ci avevano preceduto e dai quali prendevamo esempio: Giuliano Scabia o Claudio Meldolesi, ad esempio, entrambi a loro modo operatori, animatori di pensieri e di azioni e fautori di nuovi studi, ricerche, prospettive. Per me un vero e proprio “progetto di vita” che accompagna tuttora il mio modo di essere e di relazionarmi in territori come la Disabilità, il Carcere, il Disagio Psichico e tanti altri “sentieri” in modo intergenerazionale e interculturale.
Nel 1996 nasce la Rivista Europea “Catarsi, Teatri delle diversità” e da allora sono state varie le iniziative: 27 anni di documentazione attiva, 24 convegni internazionali, creazione di Network nazionali e internazionali, traduzioni, ricerche, pubblicazioni, riflessioni su nuovi linguaggi e modalità operative.

Vito Minoia – ph Francesco Galli

Su questo tema sei riuscito ad unire alla passione per l’arte dal vivo quella della ricerca accademica. Sono mondi che dialogano?

Sì, dialogano eccome all’interno di un processo conoscitivo che si misura con un vissuto interno e con la capacità di leggere la realtà nell’ambito di un ecosistema di relazioni che la compongono. Guai ad essere autoreferenziali. L’idea è quella di costruire dialoghi tra scuole di pensiero, ricercatori capaci di mettersi in gioco e considerare creativamente anche i propri errori, riorganizzando il proprio agire artistico e di senso nella migliore tradizione attivista e “militante”.

Pensi che sul tema delle diversità sia cresciuta la sensibilità sociale in questi anni?

Il concetto di diversità è culturalmente maturato sottraendosi progressivamente alle influenze ideologiche e al radicalismo dottrinario che avevano prevalso agli inizi della sua diffusione per essere sempre meglio riconosciuto come rappresentativo di una realtà umana da osservare e valorizzare in tutti i suoi aspetti (sociologici, antropologici, psicologici). Si è passati da un “dis-valore” inteso come oggetto di controllo, o nel migliore dei casi di tolleranza, a un “valore” per la cui tutela e per il cui rispetto siamo tutti impegnati a livello civile e sociale, a maggior ragione anche attraverso il teatro.

Hai supportato, visto nascere e crescere iniziative arrivate ora alla ribalta nazionale. Ce n’è qualcuna a cui sei legato nei ricordi?

Sono tante le esperienze che ho visto nascere e crescere negli ultimi trent’anni. Sono legato particolarmente a quelle che sento riescono a non perdere la loro vocazione. Spesso si tratta di esperienze che non arrivano alla ribalta nazionale o quanto meno, per dirla in altre parole, non sono riconosciute da chi definisce quella ribalta nazionale. Negli ultimi quindici anni, ad esempio, mi sono sforzato di sviluppare un lavoro di ricerca e apprezzamento di “nuovi valori” anche sul versante della critica teatrale. Apprezzo molto il lavoro certosino e di vera resilienza con salde radici nella passione dell’esercizio creativo, con pura ricerca, molto lontana da quel senso manageriale che oggi pervade anche l’organizzazione delle arti sceniche fino a condizionarne le poetiche.

E ce n’è qualcuna che nel tempo presente senti di voler segnalare?

A Urbania quest’anno costruiamo un focus sull’esperienza di NèonTeatro, una compagnia da sempre innamorata del proprio lavoro e del rispetto per l’altro in qualsiasi forma.

Danilo Ferrari

Nell’essenza della relazione tra gli attori e i direttori artistici del progetto quest’anno in modo esemplare l’attore Danilo Ferrari dialogherà con la regista Monica Felloni nella performance Ciatu (Respiro), così come il poeta e regista Piero Ristagno dialogava 24 anni fa al primo convegno della Rivista a Cartoceto con gli attori dell’ENS di Catania nello spettacolo Chissà se i pesci piangono ispirato all’opera di Danilo Dolci. Alla compagnia nel 2014 abbiamo dedicato anche una pubblicazione dal titolo La grandezza di vivere (primo volume della collana “Sentiero di[f]forme” delle Edizioni Nuove Catarsi).

Di tutte queste cose si parlerà il 25 e 26 novembre in un convegno che si terrà a Urbania, nelle Marche. Ci parli più nello specifico di questa iniziativa?

L’evento, intitolato Disabilità e Metamorfosi del corpo approfondisce alcune riflessioni significative sul tema del teatro con persone in situazione di disabilità valorizzando la bellezza e la poesia del gesto o del gesto della poesia (a seconda delle poetiche illustrate da alcune esperienze).

Sono davvero contento che anche tu offrirai un significativo contributo grazie alla tua relazione su La presenza coreografica in scena del corpo diverso. Il Simposio sarà aperto, come da tradizione, dall’intervento di uno dei componenti del Comitato scientifico della pubblicazione: Claudio Mustacchi, docente alla Università svizzera della SUPSI, interverrà su “Vivere a zig zag. Riflessioni su etica, estetica, normalità”.

E nella seconda giornata (domenica 26) riprenderemo in considerazione grazie all’intervento di artisti e studiosi internazionali anche altre tematiche significative come “Il teatro nelle zone di conflitto”, “Il Teatro di animazione in educazione e nel sociale”, “Letteratura e Società”, fino a concludere con le anticipazioni su una bellissima iniziativa che organizzeremo a Pesaro dal 18 al 20 dicembre 2023: il progetto speciale “Sentieri Incrociati”, con all’interno la decima edizione della rassegna di teatro in carcere “Destini Incrociati” grazie al Coordinamento Nazionale Teatro in Carcere, uno dei network fondati a Urbania in tutti questi anni e che, nel ricordare Nelson Mandela e il Saint Quentin Drama Workshop, avvierà una riflessione generale su alcuni esempi emblematici di danza in carcere.