ANNA CRICHIUTTI* | Al Teatro Storchi di Modena si avvicinano le ultime esibizioni della performance site-specific della compagnia italo-australiana Cuocolo/Bosetti, in scena in prima assoluta dal 2 novembre fino al 17 dicembre, per proseguire poi in altri teatri tra cui il Teatro Civico di Vercelli a marzo. Produzione di Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, lo spettacolo Teatro è l’ultimo sguardo del duo artistico attorno alla pratica di “teatro in cammino” avviata nel 2013 a Melbourne in Australia, dove Renato Cuocolo e Roberta Bosetti — coppia nell’arte e nella vita — vivevano e lavoravano fino a qualche anno fa. 
L’idea che «il camminare conduca sempre in un altrove fatto di memoria e presenza»  ha portato i due artisti ad attraversare in questi ultimi dieci anni palcoscenici di paesaggi interiori, trasformando questa pratica in un modo di pensare e l’esplorazione dello spazio esterno in un’estensione della ricerca di sé. 
Con questa “installazione in movimento” Cuocolo disegna un’esperienza immersiva che assume le vesti di un rituale iniziatico nel cuore dell’edificio teatrale, cercando, tra le ombre di un’architettura impregnata di ricordi, le connessioni con gli altri e i fantasmi della vita interiore. 

Ph Daniela Neri

Nel foyer dello Storchi una voce distante, avvolgente e malinconica, parla fra sé, sussurrando all’orecchio di un gruppo ristretto di persone in cuffia. «Sono Roberta, sono un’attrice e recito me stessa, questa è la mia voce» — dice. Inizia così un viaggio tra i ricordi dell’attrice in cui gli spettatori si trovano proiettati in una dimensione sconosciuta, condotti dal monologo di questa figura solitaria, che si racconta in un’intensa e personale espressione poetica animata dall’interazione con i vari spazi del teatro.
Ci si addentra nei camerini, veri testimoni del mistero di una metamorfosi, di un’agognata rinascita; salendo fino al loggione per vedere dall’alto il sipario aprirsi sul primo ricordo di Roberta bambina a teatro, Il giardino dei ciliegi di Strehler; attraverso il palcoscenico, il cuore del teatro, dove il pubblico assiste a una performance danzata, in cui Roberta rievoca i grandi spettacoli del passato; per fare infine visita alla cabina del comando luci, il rifugio di un amico con la passione di cogliere l’attimo di trasformazione in cui l’attore diventa personaggio, nel tragitto verso la quinta.
Prendono dunque vita pensieri e riflessioni sulla memoria, il tempo e la natura umana, che confluiscono nella domanda «come sono diventata la persona che sono?» e che ruolo abbia avuto il teatro in tutto questo, riscoprendo che forse in quel buio, in quel luogo dove «l’aria è più densa che fuori», forse proprio lì qualcuno le sa dire certe cose, la riesce a esprimere quella vita interiore, che spesso ci si può solo portare dentro «come un bagaglio troppo pesante».

Sono anni ormai che Renato Cuocolo e Roberta Bosetti portano avanti l’indagine attorno ai processi di formazione dell’identità culturale nella complessa interconnessione tra verità e finzione, biografia personale e collettiva, memoria intima e storia pubblica, in quella vasta ricerca umana e teatrale nota come Interior Sites Project. In Teatro l’indagine si spinge verso un’ultima e significativa evoluzione, dove confluisce tutta l’esperienza accumulata negli anni al di fuori delle quinte teatrali, in spazi pubblici e privati, sorretta da influenze di origine artistica, letteraria e filosofica.
Senza tralasciare l’incontro con la cultura aborigena, che lascia tracce profonde nell’immaginario umano, artistico e spirituale della coppia: nel Tempo del Sogno della mitologia aborigena australiana, il grande continente era attraversato da impronte ancestrali incise nello spazio fisico, geografico e leggendario di un labirinto di percorsi visibili solo agli occhi dei popoli che abitavano quelle terre sacre. Diventava un rituale fondamentale, per lo sviluppo dell’individuo, ripercorrere le Vie del Sogno e ritrovare il luogo del concepimento, la scatola nera della propria esistenza dove uomini, natura ed esseri mitologici, attraverso l’arte, convivono in una dimensione in cui passato, presente e futuro coesistono con ciò che perpetua immutato. Il teatro, allora, diventa una soglia, un luogo di possibilità per incontrare quel «misterioso cortocircuito» che suscita la nostalgia di uno spazio-tempo non consapevolmente vissuto.

Ph Daniela Neri

È un percorso maturato negli anni quello di Cuocolo e Bosetti, che li ha portati, replica dopo replica, insieme a un gruppo di sconosciuti, a esplorare un proprio museo del ricordo attraverso le traiettorie di storie a loro modo archetipiche e discendere, così, nella propria profondità, al di sotto di tutto questo rumore quotidiano che, in fondo, porta sempre con sé l’eco della domanda fondamentale: chi siamo?

Il duo artistico rientra, dunque, a proprio modo in quel teatro ora vuoto, animato da un’atmosfera a suo modo sacrale, dove risuonano «le parole di uomini scomparsi da secoli». Ci si muove tra le stanze dell’anima in un camminare che porta con sé i residui inconsapevoli della condizione originaria dell’umanità, la condizione del nomadismo e il conseguente incontro con pensieri e sensibilità diverse, e che diventa la più importante opportunità per guardare dentro sé stessi.
Gli spettatori attraversano la platea rossa di un teatro all’italiana del tardo ottocento, privo della sua veste abituale, dove l’utilizzo delle luci, dei suoni e dei costumi, che normalmente animano il teatro in occasione degli spettacoli, è ridotta al minimo. Si varca la soglia di luoghi normalmente inaccessibili, svelando dettagli e segreti inediti intrisi delle memorie di coloro che li hanno abitati nel passato.

Ph Daniela Neri

Il confine tra realtà e arte, nell’idea di teatro di Cuocolo/Bosetti, è molto incerto e questa esperienza immersiva, a cavallo tra l’una e l’altra, in una perfetta combinazione tra l’abilità raffinata di Roberta Bosetti e la regia di Renato Cuocolo, diventa occasione per riscoprire qualche cosa di vero, troppo spesso sepolto nella finzione del quotidiano molto più che in quella del teatro, per far emergere una piccola «idea di coraggio», un frammento della coscienza privata di ciascuno.

TEATRO 

di Cuocolo/Bosetti
regia Renato Cuocolo
con Roberta Bosetti 
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
foto Daniela Neri 

Teatro Storchi, Modena | 26 Novembre 2023

 

 * PAC LAB è il progetto ideato da PAC Paneacquaculture, anche in collaborazione con docenti e università italiane, per permettere il completamento e la tutorship formativa di nuovi sguardi critici per la scena contemporanea e i linguaggi dell’arte dal vivo. Il gruppo di lavoro di Pac ne accoglie sul sito gli articoli, seguendone nel tempo la pratica della scrittura critica.