RENZO FRANCABANDERA | A Un certo punto il novantenne si cala nella bocca del cannone e nel buio dentro una nebbiolina leggerissima viene sparato fuori e, fluttuando magicamente nell’aria del teatro, finisce per atterrare morbidamente su una catasta di materassi messa lì a pochi metri per attutirne la caduta. Ogni anno a Parma da quasi un decennio torna Tutti Matti sotto Zero: fino al 7 gennaio 2024 è infatti in scena per la sua IX edizione il Festival internazionale Grand Circus Hotel, che dal 2014 riscalda le feste natalizie in Città con la poesia e il divertimento del circo contemporaneo e della magie nouvelle, nei teatri e sotto gli chapiteaux. Il Festival, realizzato da Ass. Grand Circus Hotel in collaborazione con Teatro Necessario Circo, centro di produzione di circo contemporaneo, con il prezioso contributo di Comune di Parma, Ministero della Cultura e il sostegno di Fondazione Cariparma e Fondazione Nuovi Mecenati, si svolgerà fino al 7 gennaio abitando, come è ormai consuetudine, il Parco della Cittadella con i suoi splendidi tendoni da circo allestiti per l’occasione e due sale teatrali della Città, grazie alla collaborazione con Fondazione Solares delle Arti/Teatro delle Briciole ed Europa Teatri.
Il programma, che ha preso il via a inizio dicembre, prevede in scena cinque compagnie, fra affermate ed emergenti,  con creazioni che spaziano dall’acrobatica al clown contemporaneo, dalla magie nouvelle al mentalismo, al teatro d’oggetto, per tutte le età e per tutti i gusti e per un totale di 18 repliche.
Il festival ha portato fra queste, al Teatro al Parco, la giovane compagnia italiana di stanza in Francia DispensaBarzotti, con il debutto nazionale della loro nuova creazione, tout public (consigliata 10+): La fine del Mondo.

Ideato e interpretato da Rocco Manfredi con la regia di Alessandra Ventrella e la collaborazione in scena di Joris Maiotti, lo spettacolo è una coproduzione con Teatro Necessario Circo – Centro di produzione di circo contemporaneo, Festival Tutti Matti sotto Zero – Ass. Grand Circus Hotel e Teatro Comunale Città di Vicenza, ed è sostenuta da The European Festivals Fund for Emerging Artists – EFFEA di EFA European Festival Association – e Processus Cirque – SACD 2023.

Foto – Elisa Contini

Il primo volo di Rocco all’età di 15 anni, in una notte quasi surreale per le strade oscure di Parma, si trasformò in un momento di sospensione tra la vita e la morte. Seduto sul seggiolino anteriore di un motorino, il casco ben allacciato, si scontrò con il muso di una macchina proveniente dalla direzione opposta. Il violento impatto causò un volo di dieci metri in un solo secondo, dando inizio a un’esperienza che avrebbe modellato il suo rapporto con la realtà. In quel frangente, infatti, Rocco sperimentò la sospensione dell’incredulità, un istante magico in cui tempo e spazio sembrarono fermarsi, dando al suo cervello la possibilità di elaborare la reale portata della situazione: la possibilità di sopravvivere. Fu un momento in cui il suo mondo sembrò dissolversi, aprendo la strada alla riflessione sulla fragilità della vita.

Parallelamente, nel lontano 2008, un altro individuo, Astronov il Magnifico, compì il suo primo volo a una velocità mozzafiato di 70 km/h. Questo evento, avvenuto 121 anni dopo che Zazel, una ragazza di 15 anni, eseguì per la prima volta il temerario numero del proiettile umano sopra il pubblico al London Auditorium Aquarium, si rivelò una decisione cruciale. Dopo quell’audace gesto, Astronov il Magnifico decise di porre fine a una vita dedicata al pericoloso numero. In realtà quest’ultima circostanza ha tratti di incertezza storica (non quella di Zazel del 1877, ma quella di Astronov!) ma nella magia del teatro tutto può diventare reale, e questo spettacolo un po’ racconta anche di questo!

La creazione parla infatti di un numero pericolosissimo di cui il pubblico sarà spettatore: e si resta increduli quando in scena appare un buffo vecchietto in tuta spaziale argentata e aderente, un po’ come in certi film di Myazaki in cui il surreale prende il sopravvento partendo dalla realtà. Ma ad un certo punto, mentre un goffo servo di scena dai ritmi comici perfetti (centrato nel ruolo Joris Maiotti), cerca di mettere mano al prodigioso macchinario che dovrebbe lanciare l’anziano spericolato nelle distanze siderali, per ripararlo perché rotto prima ancora di iniziare a funzionare, il vecchio uomo proiettile esce di scena per lasciare il posto a un giovane e non meno goffo e imbranato emulo di diverse decine d’anni più giovane, che inizia qui un racconto fra teatro e magia, in cui ritorna nei panni del giovane che volò dalla moto, mescolando quella vicenda a quella di suo nonno che (verità o bugia non è importante) si fece sparare da un cannone nel 2008.
Rocco, narrando la sua storia a distanza di 30 anni, rivive l’incidente in motorino che ha cambiato irrevocabilmente il corso della sua vita. Dopo quell’evento, ha evitato attrezzi da circo e mezzi di trasporto come motorini e biciclette. Un anno di riabilitazione gli restituì l’uso della mano sinistra e il sorriso senza sensi di colpa, ma il sogno di diventare acrobata dovette essere abbandonato. Il narratore, ora incarnato nella figura di Rocco, affronta l’imminente apocalisse. La sua vita è stata un continuo crollo di eventi e ora, dopo tanto fallire, dopo tanta paura di provarci, si sente chiamato a compiere qualcosa di straordinario e apparentemente impossibile.

Foto – Elisa Contini

Il processo creativo per lo spettacolo La fin du Monde si snoda tra la scrittura di scena, la scrittura biografica, la drammaturgia magica e la ricerca storica. In questa collaborazione fra esperienze artistiche e creative, Maxime Touron, direttore artistico della compagnia Le Scrupule du Gravier, lavora in tandem con Rocco sulla struttura e la fruibilità del racconto verbale. La scrittura biografica si concentra sul trauma dell’incidente in motorino, intrecciato con la storia di Astronov il Magnifico. La drammaturgia, esplorata come arte narrativa, diventa il veicolo per piegare la realtà e coinvolgere il pubblico in questa storia in cui il protagonista sfrutta la coabitazione tra verità e menzogna per creare quel sentimento magico necessario a far credere al pubblico ciò che è apparentemente impossibile.

La fin du Monde si configura così come un tour de magie, suddiviso in diverse fasi narrative: la presentazione del numero, la scommessa dell’impossibile, l’incidente inatteso e il prestigio finale. In mezzo, ben inseriti, una serie di piccoli numeri di magia che, spesso a sorpresa, lasciano tutti abbastanza stupiti e rapiti, mentre per altro verso si assiste ai fallimentari tentativi del giovane di compiere l’ardimentosa impresa.
Il finale dentro un quadro di luci soffuse lascia spazio proprio alla magia dell’impossibile, regalando ai bambini quella domanda tipica dei numeri magici: ma come ha fatto? Eppure qui non si parla di un numero di magia ma di uno spettacolo teatrale in cui comunque l’elemento magico risulta inserito in modo felice e non posticcio e per la cui versione italiana sarà sufficiente qualche piccolo aggiustamento/asciugatura del testo francese per presentare un lavoro completo, dal ritmo gradevole e che lascia una divertente ma importante lezione sul non farsi segnare troppo dagli eventi traumatici.

Foto – Elisa Contini

Belle e ben studiate le luci di scena, spesso mosse dall’interno della macchina scenica, come pure il vero e proprio macchinario cannone, visibilmente realizzato in modo artigianale, partendo da un’idea simile a quella di una piccola betoniera da cantiere ad asse mobile a cui è stata aggiunta una sorta di protesi cannoniforme surreale.
Tutto ciò che ruota intorno a questo oggetto ha i contorni del clownesco, depotenziando quasi subito la portata ingegneristica dell’oggetto per spostare il fuoco sulla sua portata ingegnosa. Che è poi il cuore del messaggio di uno spettacolo che non solo offre uno sguardo intimo sulla vita di Rocco e la sua lotta contro il fallimento, ma diventa un’esperienza che mira a far riflettere il pubblico giovane e adulto sulla vulnerabilità della vita e il desiderio di compiere l’impossibile. Che a ben guardare, e a tanto volere, non esiste.

LA FINE DEL MONDO
Compagnia DispensaBarzotti

testo e ideazione Rocco Manfredi
drammaturgia Rocco Manfredi e Alessandra Ventrella
regia Alessandra Ventrella
collaborazione al progetto Joris Maiotti
con Rocco Manfredi e Joris Maiotti
drammaturgia magica DispensaBarzotti
musiche originali Juliette Rillard
costruzione Atelier Sud Side C.M.O
creazione pirotecnica Cie Les Karnavires
produzione DispensaBarzotti
in coproduzione con Teatro Necessario Circo – Centro di produzione di circo contemporaneo (Parma, IT) // Festival Tutti Matti Sotto Zero – Ass. Grand Circus Hotel (Parma, IT) // Teatro Comunale di Vicenza (Vicenza, IT)
sostegno in residenza Le Pôle Nord – Agence de voyages imaginaires (L’Estaque, 13016) // Teatro Comunale di Vicenza (Vicenza, IT) // Magic Wip #6 – Théâtre de la Villette (Paris, 75019) // Daki Ling (Marseille, 13001) // La Distillerie (Aubagne, 13005) // Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti (Parma, IT) // Le CIAM – Centre International des Arts en Mouvement (Aix-en-Provence)
Il progetto è sostenuto da The European Festivals Fund for Emerging Artists – EFFEA // Processus Cirque – SACD 2023