ELENA SCOLARI | ‘Presente indicativo’ è un tempo e un modo verbale, il più assertivo della lingua italiana, ma è anche un’espressione che identifica il nostro tempo come una congerie storico-sociale indicativa di un andamento, di un indirizzo tematico che influenza le arti. E Presente Indicativo è il bel titolo della seconda edizione del Festival internazionale di teatro organizzato dal Piccolo Teatro di Milano – in corso dal 4 al 19 maggio – sotto la direzione di Claudio Longhi, una ricca occasione per vedere spettacoli stranieri e non, nuove e storiche produzioni, che declinano aspetti del reale permettendo allo spettatore di conoscere paesi e situazioni lontani per distanza ma in cui spesso si possono riconoscere elementi comuni alla storia di tutti.
Il programma è assai concentrato e costringe a scegliere, il diario di PAC toccherà una parte dei titoli e comincia con Gli anni di Marco D’Agostin con Marta Ciappina ed Entrelinhas di Tiago Rodrigues (Portogallo) con Tónan Quito. Entrambi hanno rimandi letterari importanti: il primo si ispira all’omonimo romanzo del premio Nobel Annie Ernaux, benché solo di sguincio; il secondo si struttura, in modo molto più stringente, dentro alle maglie di Edipo re di Sofocle passando per Don Chisciotte di Cervantes.

Registriamo che il lavoro di D’Agostin è vincitore nel 2023 di due Premi UBU: migliore spettacolo di danza dell’anno e miglior performer a Marta Ciappina. Il primo livello, che tutti, anche i non esperti di danza, siamo in grado di leggere è la riflessione, personalissima, sul passare degli anni. Nel suo libro Ernaux racconta la vita della protagonista intersecando i fatti biografici a quelli storico-politici: la Liberazione della Francia, la colonia francese in Algeria, la maternità, de Gaulle, il ’68, l’emancipazione femminile, Mitterrand… Marta Ciappina comincia lo spettacolo presentandosi con nome e cognome per poi iniziare una sorta di scioglilingua che conta in crescendo il numero di limoni comprati al mercato; si scoprirà poi da una ‘filmina’ di famiglia proiettata su un monitor che si trattava di un gioco infantile in cui si passa la mano al primo errore di conteggio.

ph. Michelle Davis

I limoni, che arrivano a essere centinaia, scandiscono le sequenze e determinano il giallo come colore predominante degli oggetti di scena: cartellini numerati che indicano date o si affiancano agli oggetti stessi come reperti classificati sulla scena di un crimine, un telefono, uno zainetto Invicta anni ’80, una cuffia audio… Qui non sono accadimenti veramente eclatanti quelli che si mescolano al fluire del tempo privato di Ciappina, la performer disegna una geometria coreografica nello spazio scenico, posiziona cose, estratte dallo zaino della memoria, mentre sul monitor compaiono alcuni anni: date pop legate al mondo della musica o date di spettacoli del coreografo e danzatore Alessandro Sciarroni (quanti in platea lo conoscono?), una scelta che restringe il campo di visione e che non arriva a raccontare i cambiamenti vissuti da una generazione.
E “facilmente” pop sarà anche la compilation interrotta di continuo che Ciappina dirigerà nel finale rivolgendosi alla regia con ordini di forward e stop.
D’Agostin si fa anche citare più volte come autore dello spettacolo, una debolezza vanitosa ed endogamica o forse si insinua il dubbio che i ricordi accompagnati da brandelli di testo tra cui la danzatrice si muove in maniera sconnessa, non siano solo di Ciappina ma anche suoi? L’andamento rapsodico rappresenta l’idea che l’autore ha sul modo in cui le memorie ci si presentano alla mente: sovrapposte, non lineari, non in ordine cronologico, forse falsate. Lo stile della performer rende con movimenti precisamente scomposti l’offuscamento del passato.
Non è tutto chiaro in questo procedere tra gli agrumi, sarà senz’altro una via voluta ma non facilmente aperta al pubblico, soprattutto a chi si aspettava più Ernaux e meno D’Agostin. Poi i limoni cominciano a retrocedere e la progressione numerica torna a uno, nel tentativo di salvare “solo l’indispensabile” dall’oblio.

“Tra le righe” è invece tutto il significato – anche letterale – di Entralinhas, un’intelligentissima costruzione testuale di Tiago Rodrigues e Tónan Quito, l’unico interprete (che per questo spettacolo ha avuto la candidatura come miglior attore per la rivista Time Out), dalla recitazione colloquiale, disinvolta e carica della passione impetuosa che si può sentire per un’invenzione davvero brillante, tanto razionale quanto poetica.

ph. Mariano Barrientos

Quito indossa una tuta nera Adidas in acetato con le bande bianche e scarpe pure nere Adidas con le stesse tre strisce bianche, questo è il solo difettuccio estetico che si può rilevare, un eccesso di comodità, che però sta forse a indicare l’atleticità necessaria per muoversi in una prova teatrale complessa e quasi agonistica, come vedremo.
Si tratta di un lavoro del 2013, presentato a Lisbona e ora portato alla Palazzina dei Bagni Misteriosi nel complesso del Teatro Franco Parenti. Si arriva alla piccola sala attraversando la dimensione metafisica degli ex spogliatoi della Piscina Comunale, di cui rimane un corridoio delimitato da due pareti di porte azzurre che non danno su nulla, e poi una fitta biblioteca di alti scaffali dello stesso azzurro, zeppi di libri. Siamo già dentro la letteratura.
E dentro la letteratura si edifica l’architettura dello spettacolo, di cui proviamo a descrivere lo scheletro. Quito è in piedi, legge da un libretto alcuni passaggi di testo provenienti da due diverse fonti: una lettera rivolta da un figlio alla madre e alcune frasi dell’Edipo re. I frammenti sono letti in alternanza, una frase dalla lettera, una frase da Sofocle; pur con qualche difficoltà (ascoltiamo in portoghese e leggiamo la traduzione italiana proiettata sul muro) avvertiamo una consonanza tra i due scritti, qualcosa del primo risuona nel secondo.
Poi Quito lascia il libretto e prende a rivolgersi direttamente a noi raccontandoci il metodo di lavoro condiviso con Rodrigues: tanti caffè e tante chiacchiere per arrivare alla prima stesura di un testo per lo spettacolo. Ritardi, scadenze da darsi per non rispettarle, solleciti reciproci… un rimpiattino tra colleghi che sanno come spronarsi e come tenersi sul filo a vicenda.

Lo sviluppo è stratificato, veniamo accompagnati per gradi a dipanare l’intricata matassa di una narrazione articolata e scopriamo che i brani della lettera si trovano in una copia proprio dell’Edipo re, proveniente dal carcere di Lisbona, la missiva è “incastrata” tra i versi della tragedia, come un’interferenza, ed è scritta da un detenuto che si trova nel penitenziario per aver ucciso il padre. Ecco la prima forte coincidenza con Sofocle.
Il volume ha fatto un viaggio misterioso e affascinante: Quito lo trova durante una visita a casa dei suoi genitori e apprende che fu acquistato dal padre in Mozambico, da un maggiore dell’esercito di stanza in Africa che gli ha venduto una biblioteca intera. Abbastanza incredibile, vero?
Quito è incuriosito dal timbro del penitenziario stampigliato sul libro e vuole sapere di più. Si reca alla prigione e lì conosce due reclusi tanto bizzarri quanto lo è la storia finora: si chiamano Tiago e Tónan, uno dei due è cieco (come Tiresia) e detta all’altro frasi da inserire in una copia del Don Chisciotte: una lettera d’amore per una donna libera, inserita tra i pensieri del cavaliere alla sua Dulcinea.
È il loro modo, favoloso, per passare il tempo in cella. Si proiettano fuori, oltre la reclusione e dentro i mondi immaginati dagli scrittori, insinuando la loro presenza, diventando personaggi tra i personaggi.

ph. Mariano Barrientos

E qui si tocca l’amore profondissimo e sincero per la letteratura, per l’invenzione, per la creazione di un gioco che alimenta un’amicizia basata sulla comunanza di passioni irrinunciabili. Rodrigues e Quito sono Don Chisciotte e Sancho Panza, come i loro omonimi in carcere. Tutti e quattro creano mondi, fingono, inventano storie e ci si mettono dentro.
Numerose altre coincidenze costellano Entrelinhas e costituiscono un castello fatto della carta delle pagine di grandi autori, inframmezzate dalla terza linea, quella che scriverà Rodrigues infilando le sue istruzioni di regia per la realizzazione dello spettacolo e che Quito seguirà nell’ultima parte, quando tutti i piani narrativi sono rivelati.
Agli spettatori viene regalato il libretto da cui l’attore ha letto, è l’intero testo dello spettacolo: il pubblico diventa ufficialmente la quarta linha di questo meraviglioso fabbricato drammaturgico.

GLI ANNI

di Marco D’Agostin
con Marta Ciappina
suono e grafica Luca Scapellato
luci Paolo Tizianel
conversazioni Lisa Ferlazzo Natoli, Paolo Ruffini, Claudio Cirri
video editing Alice Brazzit
cura e promozione Damien Modolo
organizzazione e amministrazione Eleonora Cavallo, Federica Giuliano, Irene Maiolin
produzione VAN
coproduzione Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni e Fondazione CR Firenze, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Festival Aperto – Fondazione I Teatri, tanzhaus nrw Düsseldorf, Snaporazverein
sostegni L’arboreto – Teatro Dimora, La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna, CSC/OperaEstate Festival Veneto
con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura di Colonia/MiC-Direzione Generale Spettacolo e tanzhaus nrw, Düsseldorf, nell’ambito di NID international residencies programme

Teatro Studio Melato, Milano | 4 maggio 2024

ENTRELINHAS

una creazione di Tiago Rodrigues e Tónan Quito
testo Tiago Rodrigues
con Tónan Quito
collaborazione artistica Magda Bizzarro
set, luci e costumi Magda Bizarro, Tiago Rodrigues, Tónan Quito
direzione tecnica André Pato
traduzione italiana Luca Starita, traduzione inglese Daniel Hahn, traduzione francese Thomas Resendes
operatrice ai sovratitoli Rita Mendes
produzione e distribuzione OTTO Productions – Nicolas Roux & Morgane Manceau
produzione della creazione Magda Bizarro & Rita Mendes
una creazione della compagnia Mundo Perfeito (2013), con il supporto del Governo Portoghese e di DGArte, codistribuzione italiana SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione
in collaborazione con Teatro Franco Parenti

Palazzina Bagni Misteriosi/Teatro Franco Parenti, Milano | 7 maggio 2024