ESTER FORMATO | Inferno, primo segmento di Esercizi per la voce e violoncello sulla Divina Commedia di Chiara Guidi è andato in scena a Milano, al Teatro Fontana in una sola data. Il titolo, che potrebbe presagire un prodotto tecnico e sterile, di solo appannaggio per addetti ai lavori, sta invece a indicare un lungo studio sugli endecasillabi danteschi a cui da anni s’interessano Chiara Guidi ed il violoncellista Francesco Guerri.
Chi conosce la storia della Societas, nonché il percorso artistico dell’interprete, sa che materia e strumento d’indagine corrispondono perfettamente, trattandosi della voce e di tutte le sue possibilità espressive. Ne derivano, quindi, spettacoli in cui la voce acquisisce una consistenza solida, in grado, da sola, di creare una dimensione precisa e definita sulla scena.
Qualche anno fa abbiamo visto, tra gli altri lavori, come Chiara Guidi avesse dato vita ad un suo particolarissimo Edipo Re, articolato in quattro voci atte a dar forma a un mondo arcaico, pre-verbale, nell’intento di riportare in vita, attraverso il teatro, uno stadio quasi pascoliano del linguaggio, corrispondente a quello di inconsapevolezza del protagonista, colto appena prima di incominciare il suo percorso di conoscenza.
Se però in La fiaba di magia dell’Edipo il suono prodotto dalla voce subisce una distillazione, fino a raggiungere un certo livello di astrazione che ci riporta a fasi ancestrali del nostro essere, per la Commedia di Dante la questione si fa più articolata.
In primo luogo, il progetto di Chiara Guidi e Francesco Guerri si articola in tre livelli corrispondenti a un diverso lavoro per ognuna delle tre Cantiche. Il primo, quello al quale abbiamo assistito, si concentra sull’Inferno e viene concepito come impianto apparentemente monodico, ma attraverso la sola voce di Guidi si compie una vera e propria polifonia; polifonico è l’Inferno nel quale la presenza di Virgilio e di Dante (che qui ritrovano una precisa identità vocale) è accompagnata da una sequela di anime che si affastellano durante la loro discesa e che marcano, con le loro barocche individualità, il mondo caotico e senza speranza del primo regno. Si tratta di concepire la polifonia come pluralità di voci disorganiche che non convergono in un’armonizzazione, per la condizione ontologica dell’Inferno laddove ogni anima vive in solitudine la propria eterna disperazione.
Ciò non si può dire per il Purgatorio, dove, invece, esse si riconoscono parte di un unico cammino di penitenza che porta alla redenzione collettiva, la cui salvifica attesa si incarna in un assetto corale armonico. Così la Guidi ha vocalmente immaginato il secondo regno. Si tratta di una visione più ampia e meno semplificatoria di quella applicata all’Inferno: infatti, questo secondo segmento del progetto vede la propria realizzazione in un site specific dove un coro costituito da persone comuni, afferenti a ogni ambito possibile o contesto sociale, trasferisce al pubblico il senso di comunione d’anime che si fa così tangibile nella seconda cantica.
Per il Paradiso, invece, ancora in fase di maturazione per una buona parte, ci si sta concentrando su un’esperienza sonora e vocale totalmente diversa, avente come fine quello della dematerializzazione progressiva della voce, coerentemente alla rarefazione della materia stessa che si compie nei cieli divini.
Tornando alla polifonia infernale, a differenza dell’Edipo in cui il singolo fonema appariva distillato, qui invece Chiara Guidi tende a restituire la concretezza della singola parola e del contorno in cui essa viene agìta. Difatti, la collaborazione con Guerri non è finalizzata soltanto a ricostruire sugli endecasillabi danteschi una partitura musicale, ma soprattutto è volta a ricreare l’ambiente sonoro in cui si situa la figura dantesca. Per questo. in alcuni punti, le parole pronunciate sono accompagnate da un’eco che dà corpo al vuoto dello spazio si che ‘l piè fermo sempre era ‘l più basso ed alla relativa profondità che, per lo meno all’inizio, separa il novello pellegrino dal fondo assoluto del Male.
Nel frequente echeggiare di suoni, si muovono attraverso la voce e il suono del violoncello, Dante e Virgilio, le variazioni maggiori, accompagnati da alcune celebri anime come Francesca da Rimini, la cui parola compensa il pianto del suo Paolo e il terribile Minosse, posto all’ingresso del primo cerchio. Si arriva così alle Malebolge dove le anime sono tutte conficcate a testa in giù nella lordura (che Dante non esita a chiamare merda).
S’interrompe qui questo segmento artistico dedicato alla Commedia, preambolo di una costruzione più complessa che esplora una selezione precisa di canti, come se ciascuno di essi fosse vero e proprio spazio vocale e sonoro, vivo e concreto. Un percorso senza dubbio arduo, come del resto quello dantesco, ma che, com’è stato concepito nella sua interezza potrebbe proporre una lettura stimolante e profonda delle terzine. Difatti, è proprio l’idea complessiva del progetto a sollecitare suggestioni che vanno oltre il compimento di un esercizio tecnico della porzione cui abbiamo assistito. È auspicabile, per questo, che presto potremo vedere anche gli altri segmenti, così da poterci immergere negli endecasillabi della Commedia, compenetrandoci nel viaggio che il Poeta compie dentro di sé.
INFERNO
Esercizi per voce e violoncello sulla Divina Commedia di Dante
voce Chiara Guidi
violoncello Francesco Guerri
cura del suono Andrea Scardovi
cura Irene Rossini
produzione Societas
Teatro Fontana, Milano | 27 marzo 2025