RENZO FRANCABANDERA | Il 2023 sarà un anno particolarmente importante per i Chille de la balanza e San Salvi, con al centro i progetti speciali su Don Milani e sul 50.mo anno di attività della compagnia. La storica compagnia, da anni sotto la direzione di Claudio Ascoli a Firenze con casa presso la Sala Mario Dondero, che ospita all’interno il piccolo Teatro nell’ex-città manicomio.
Il Teatro dei Chille è la rassegna che in tutti i fine settimana di marzo proporrà ben quattro spettacoli firmati dai Chille, tra cui due novità assolute. Si parte in questo fine settimana, sabato 4 e domenica 5 marzo con Il Brigante, una creazione ispirata all’omonima scrittura di di Robert Walser, con la riscrittura drammaturgica e scrittura scenica che portano la firma di Ascoli, che porta in scena la vicenda di un antieroe escluso dalla società.
Con i connazionali Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt, Robert Walser forma il trittico dei maggiori scrittori svizzeri di lingua tedesca del Novecento e fu molto amato da Kafka, Musil, Benjamin, Hesse.
Fin dal manoscritto, la creazione prende una direzione particolarissima, visto che si componeva di 526 foglietti scritti a matita con una calligrafia non più alta di due millimetri, i microgrammi del cosiddetto «Paese del Lapis», che sua sorella consegnò a Carl Seelig nel 1937 e che l’amico inizialmente scambiò per un codice cifrato. La stesura del Brigante venne realizzata a Berna, verosimilmente fra il luglio e l’agosto del 1925, nell’arco di sei settimane e scoperto solo dodici anni dopo la morte dello scrittore avvenuta nel 1956: opportunamente ingrandito, la prima trascrizione è del 1968, la prima pubblicazione del 1972.
L’avventurosa storia narra le vicende di un simpatico e anonimo antieroe, detto appunto “il brigante”, alter-ego dello stesso Walser, che a un certo punto invita addirittura il protagonista a partecipare con lui alla stesura del romanzo. In scena Ascoli interpreta questo ruolo kantoriano di regista in scena, di personaggio nella vicenda, che interrompe come narratore esterno alla scena ma non alla rappresentazione, ribadendo anche qui che tra l’autore e il suo personaggio esiste una dichiarata complicità. Di fatto la scrittura pare essere un piccolo e intimo delirio surreale, che pian piano inizia a coinvolgere perchè si capisce che vuole un dialogo, che cerca di parlare alla solitudine che si trova davanti.
L’autore manovra il protagonista, lo accudisce, gli strizza l’occhio, lo perdona di certe sue scostumatezze, solidarizza con lui nella buona e nella cattiva sorte. Più che padre e figlio, i due sembrano fratelli, l’uno maggiore (Walser), l’altro minore (il brigante). In scena con Rosario Terrone, Salomè Baldion, Sara Chieppa, la violista Martina Weber e i danzatori Salvatore Nocera e Linda Vinattieri. Sono loro gli interpreti di questo vortice di personaggi assai strani. Li presenta nel comunicato stampa Claudio Ascoli in modo assai giocoso:”Edith la sua innamorata…con pistola con la quale sparerà al Brigante, la giovane Wanda cioè l’altra (o no?), una Signora violista e vedova, Selma l’affittacamere, il Brigante anzi meglio il corpo del Brigante nella camera in affitto e naturalmente Il Brigante che forse è anche Robert Walser.”
Come in diverse recenti creazioni di Ascoli, il codice della rappresentazione accoglie momenti di coreografia, con la danza che interseca la recitazione, così come la musica eseguita dal vivo, dentro un ambiente scenico che ha un sapore nostalgico, quasi dostoeskjiano.
Si tratta di indagini psichiche, dunque propriamente oggetto dell’indagine di un artista che ha scelto per vocazione di abitare una ex struttura manicomiale.
Gli interpreti quindi attraversano uno spazio scenico illuminato da luci fioche, che rimandano alla prima illuminazione elettrica, che a volte sono finanche candele, per restituire l’ambientazione rituale da chiesa che in un certo punto del manoscritto arriva.Lo spazio scenico è a cura di Sissi Abbondanza, le luci di Teresa Palminiello e i suoni di Francesco Lascialfari. La musica originale è di Dario Ascoli.
È una scrittura scenica di pulsioni, in cui le vicende sono proiezioni, storia che non pretende di essere capita ma che vuole cercare una sorta di dialogo con l’inconscio, proprio superando il paradigma della consequenzialità, scelta che Ascoli abbraccia in questa messa in scena, in cui validamente il gruppo di interpreti si adopera per restituire una dimensione straniante.
Queste importanti repliche consentiranno al lavoro di crescere ancora e di definire ancor meglio la rarefatta e straniante atmosfera, esaltata dal bel lavoro sui costumi d’epoca che i protagonisti indossano.
La rassegna proseguirà poi Secondo appuntamento sabato 11 e domenica 12 con Casa di Bambole, uno storico spettacolo di e con Sissi Abbondanza, ispirato agli scritti di Ingeborg Bachmann, con immagini create da Paolo Lauri.
Anche in questo spettacolo emerge con forza il tema della solitudine, ambientato in un mondo di soli replicanti in cui non si ritrovano più persone, una riflessione sull’incapacità di rapportarsi nel reale che spinge verso dialoghi isolati, creando mondi in cui si finisce con il parlare in un infinito, crudele soliloquio.
La storia è quella di una donna nella sua casa (nido e prigione) che alla fine di una festa e in attesa dell’arrivo del suo uomo previsto per il giorno dopo, scopre un’altra se stessa con cui dialogare.
Sabato 18 e domenica 19 va in scena Voglio solo cercare di essere felice, di Claudio Ascoli, ispirato alle figure e agli scritti di Antonin Artaud e Colette Thomas, donna e artista che ha accompagnato molte vite straordinarie del Novecento: Jean-Paul Sartre, Louis Jouvet, Antonin Artaud.
Provano a riportarla a vivere due corpi-presenza: quello di Salomè Baldion, negli incontri giovanili con Sartre e Jouvet, e l’altro di Giorgia Tomasi in quello crudele e decisivo con Artaud.
Lo spettacolo si avvale dei video di Paolo Lauri, delle scene e costumi di Sissi Abbondanza. Anche in questo caso la scrittura scenica è di Claudio Ascoli.
La rassegna si chiude sabato 25 e domenica 26 marzo con Sono solo suoni di e con Sara Chieppa. Il primo studio di questo spettacolo risultò vincitore nel 2022 del Festival SPACCIAMO CULTURE interdette. La giovane attrice-autrice torinese parte da racconti di vissuti personali, frammenti di parole, pensieri, paure e poesie di coloro che hanno conosciuto il significato della parola ‘malato’. Nasce cosi Nanà, un personaggio immaginato dalla mia personale esperienza in ricoveri psichiatrici, che vive in alcuni diari tenuti da me durante la degenza.”
Tutti gli spettacoli iniziano alle ore 21. I posti sono limitati e la prenotazione obbligatoria. Info e prenotazioni tel/whatsapp 335 6270739 o mail a info@chille.it.