fotoMARAT | Nove e mezza del mattino. Piena notte. Mi svegliano i bassi di uno stereo. E mi accorgo che il vicino sta ascoltando Branduardi. Sì, Branduardi. O tu ciellino sovraeccitato che rompi i coglioni senza neanche un valido motivo… Allora mi alzo e bevo il caffè, che tanto non è cosa. E osservo. Il caseggiato di ringhiera che mi avvolge. In fondo a destra c’è la gabber. Fanciulla delicata di anfibi e bestemmie. Che in un indimenticabile Natale accolse i doni del Signore sparando techno hardcore in cortile. Roba da 180 battiti al minuto. Che ognuno c’ha le sue tradizioni. In fondo a sinistra l’anziano vetraio. Vive sul mio stesso fuso orario. Di notte è al suo tavolo di lavoro, la finestra aperta, gli occhiali sulla punta del naso. È una figura rassicurante, qualcosa tipo “casa”. Sotto invece intravedo la sciura Maria, sul balcone con il ventaglio a rinfrescarsi in mezzo alle cosce. E tutti insieme si sta qui, si sta bene. E mentre mi accendo la prima sigaretta, penso invece a quella strana convivenza del Crt. Il contrappasso del reinventarsi con l’aiuto dei nemici di un tempo: Crt Artificio e Triennale. Che fuoco e fiamme fece per avere indietro il Teatro dell’Arte, scoprire di non sapere cosa farsene e ora ridarlo in gestione alla neonata fondazione dei “Crt”, dall’età media elevata assai. Questa la soluzione trovata da Quaglia, supermanager (e politico) chiamato a risanare un teatro sommerso dai debiti, fioriti sotto la monarchia del Professore. Tanti debiti. Pochi margini d’intervento. Allora, vieni a vivere con me, come cantava Luca Carboni. Che la vita è troppo corta e non possiamo perdere tempo, o forse è proprio il tempo che non può perdere noi. Ma qui non c’è cuore. E mi viene il dubbio che sia questo il gusto amaro che sento in bocca. La scelta è giusta. Forse l’unica. Ma la sensazione di avere di fronte un governo tecnico, mi spiazza. Sano? Sano. Ma in due ore di conferenza, neanche mezza parola di teatro. Teatro vero. Ci saranno dei curatori al posto di un direttore artistico. Uno spazio ancora da rendere agibile a iniezioni di denaro pubblico. Attenzioni ministeriali da conquistare, debiti da pagare, i pochi dipendenti rimasti da assorbire (loro sì, tutto cuore). Insomma, strategie aziendali per i tre nemiciamici. Come Red & Toby. Eppure… Eppure da qualche parte ci devono ancora essere le foto. Di Kantor. Del Living. Della Mnouchkine. Forse in qualche baule.