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RENZO FRANCABANDERA | E’ stata l’ospitalità che ha preceduto il Natale a Binario 7 di Monza, importante realtà di programmazione ed educazione alle arti sceniche a Monza e Brianza: Lo Schiaccianoci e l’impetuosa Clara è la declinazione di una buona idea, ovvero tradurre in una dimensione più tascabile e dedicata ad un pubblico anche di bambini il celeberrimo balletto musicato da Pëtr Il’ič Čajkovskij (op. 71) nel 1892, ispirato nella vicenda al racconto di inizio Ottocento Schiaccianoci e il re dei topi di E. T. A. Hoffmann.
La coreografia firmata da Roberta Ferrara, di Equilibrio Dinamico, tenta un doppio adattamento: quello alla coreografia contemporanea e, da questa, al linguaggio scenico per gli spettatori più giovani. Lo spettacolo, che ha debuttato nel 2016 ospitato dal festival pugliese di teatro per i ragazzi Maggio all’Infanzia, ritorna sul racconto mantenendo tutta l’impalcatura narrativa della vicenda che vede protagonista l’adulto  Drosselmeyer e le magie con cui porterà la piccola Clara dalla realtà ai sogni, passando per l’incubo della lotta con il regno dei topi, fino al più classico degli happy end della novellistica romantica, con tanti di trasformazione del soldatino-schiaccianoci in principe.
Fin qui la nota trama, che appunto in questo adattamento mantiene una sua fedeltà, riproposta su musiche registrate (non sempre impeccabili sia nel volume in sala che nei tagli rispetto all’esecuzione originale). La durata dello spettacolo si concentra sull’idea di una vorticosa figura femminile, capace con il suo carattere tumultuoso, di contravvenire alle imposizioni parentali per cercare, più che una via guidata da una figura adulta, un personale percorso di crescita ed emancipazione. Lei manovrerà figure femminili dalle movenze di marionetta, sarà protagonista della lotta con il regno dei topi, e diventerà grande per coronare il sogno dei sogni.
L’obiettivo di avvicinare i più piccoli alla musica classica e all’ibridazione dei linguaggi attraverso il teatro, operazione meritoria a cui è stata votata l’intera esistenza di artisti come Eugenio Monti Colla della Compagnia Carlo Colla e Figli, giusto per nominare forse il più insigne dei maestri del nostro tempo che si sono dedicati a questa esperienza a vantaggio dei più piccoli, è dunque apprezzabile.
L’esito risente, a nostro avviso, di alcune pecche coreografico-registiche su cui spendiamo qualche riga proprio per aiutare nel proseguimento questi tentativi a raggiungere con più precisione l’obiettivo che si prefiggono.
Nel più modesto spazio scenico in cui la danza contemporanea trova adattamento rispetto ai grandi palcoscenici del balletto classico, poco del linguaggio e dell’inventiva del teatro ragazzi trova spazio (se non costumi e maschere per portare l’operazione nella sua ambientazione più da favola).
Il teatro per ragazzi è un codice di particolarissima complessità che ha delle regole non scritte ma di cui occorre rispettare la meccanica. La prima di queste è sicuramente l’aderenza ad un percorso narrativo o compositivo la cui leggibilità sia assicurata da passaggi scenici non equivoci, anche quando affidati alla forma espressiva più libera. Trasportare tutta la creazione in una scenografia di semplice e (pur ben fatti) costumi da fiaba e maschere con alcune idee di ambientazione minimali, non porta in questo caso a definire un sistema unitario di segni capaci di condensare la complessità di una vicenda che annoda realtà e sogno. A questo scopo sono davvero tante le idee (luci, marionette, teatro su nero, ombre) che la regia avrebbe potuto percorrere. Ma dopo un’inizio che lascia pensare a questa direzione, l’idea non viene più sviluppata e tutto si definisce in una coreografia per sei corpi che rende lo spazio praticato ben presto angusto alla fruizione visiva, e il movimento in questo ambiente, dopo un po’, ripetitivo e con una sensazione entropica che va oltre l’idea di una Clara rivoluzionaria. Il codice prescelto è quello di un movimento che cerca forse idealmente di liberare la protagonista dalla prigione della danza classica per riconsegnarla alla libertà della coreografia contemporanea.

LO SCHIACCIANOCI E L'IMPETUOSA CLARA

Ma l’esito resta a sua volta prigioniero dell’intenzione e pur nella generosa prova collettiva, l’esito soffre di un’insistita modularità dei segni, incapaci di evolvere in una forma simbolica adatta a vivere su più livelli, quello concettuale, cui si faceva riferimento e quello per il pubblico dei più giovani.
Siccome l’idea è assai più che meritoria, occorre che le prossime creazioni abbiano un fuoco più centrato sul dialogo con l’invenzione drammaturgico-poetica, prima ancora che con il movimento e la coreografia, che deve invece pensarsi e trasportarsi in un microcosmo che non va fagocitato ma sviluppato e accarezzato. Sicuramente occorrono strade più equilibrate e nitide, spianate intorno ad idee portanti di robustezza idonea a sostenere il peso della doppia sfida, quella del contemporaneo e quella del linguaggio per i piccoli.

 

LO SCHIACCIANOCI E L’IMPETUOSA CLARA

coreografie e set concept: Roberta Ferrara
danzatori: Beatrice Netti, Serena Angelini, Nicola De Pascale, Tonia Laterza, Camilla Romita, Laila Lovino
consulenza registica: Enzo Toma

produzione: Equilibrio dinamico dance company