ELENA SCOLARI | Campagna, conigli liberi tra le aiuole, uno splendido ex convento in una piccola cittadina a metà strada tra Reggio Emilia e Modena, a Rubiera. Ecco dove si trova La Corte Ospitale, il centro teatrale che ha organizzato la terza edizione di Forever Young, il progetto residenziale riservato alle giovani compagnie teatrali italiane under 35, realizzato con il contributo di Regione Emilia-Romagna e del Mibact. Lo spettacolo vincitore si aggiudica un premio di produzione di 8.000 euro e La Corte Ospitale accompagna la Compagnia nella distribuzione per la stagione seguente.

Il 7 e 8 ottobre scorsi La Corte Ospitale ha accolto attori, autori e maestranze delle compagnie, oltre alla commissione, a giornalisti e operatori teatrali da tutta Italia e al pubblico che presenziato.
In queste due giornate abbiamo visto i lavori delle cinque compagnie finaliste (selezionate tra oltre 160 candidature pervenute, segnale di grande vivacità e al contempo dell’esigenza di supporto concreto): Compagnia Enchiridion, Compagnia CARLeALTRI, Compagnia Coppelia Theatre, Compagnia Il Crepuscolo, Compagnia Segreto/Pisano. Tutte le compagnie, nel corso dell’inverno, hanno avuto diritto a un periodo di residenza artistica di circa venti giorni presso gli spazi della Corte.

È importante fare una prima osservazione sul meccanismo di selezione, a turno unico, che la giuria – formata da Claudia Cannella (Hystrio), Giulia Guerra (La Corte Ospitale), Carlo Mangolini (Teatro Stabile del Veneto), Fabio Masi (Armunia), Gilberto Santini (AMAT), Fabio Biondi (L’Arboreto-Teatro Dimora) e Giulia Delli Santi (Teatro Pubblico Pugliese) – opera sulla base dei progetti inviati, quindi su carta; non vengono visionati video e non ci sono fasi intermedie. Può dunque succedere che una descrizione convincente non corrisponda a un esito altrettanto riuscito, così come il contrario. Durante il periodo di residenza offerto agli artisti è loro offerta assistenza tecnica e logistica ma sono salvaguardate, per scelta, libertà e autonomia artistica nello sviluppo dei progetti.

Fatta questa premessa sorprenderà forse un po’ meno che la maturità dei cinque spettacoli sia risultata effettivamente altalenante, con divari sensibili. Ci sembra quindi giusto entrare nel merito di ciò che abbiamo visto.
La compagnia Il crepuscolo ha vinto con La gloria, un bel testo di Fabrizio Sinisi che si misura con un’operazione difficile: mettere in scena Adolf Hitler, sebbene il giovane Hitler e dunque prima che diventi quello che sappiamo, ma il personaggio è comunque difficilissimo perché, inevitabilmente, il solo nome investe le nostre sovrastrutture; l’interpretazione convinta e financo spiritosa di Alessandro Bay Rossi è infatti particolarmente apprezzabile perché riesce a spogliare la figurina del führer dal cascame giudicante che normalmente lo riveste.
In questo lo aiuta la regia decisa di Mario Scandale, mai indulgente e capace di disegnare una geometria di relazioni tra gli attori significativa dei loro ruoli. Dario Caccuri, disinvolto e pieno di buon senso, interpreta l’amico August, convivente di Hitler quando i due studiano a Vienna seguendo le loro passioni: l’uno la musica al Conservatorio, l’altro la pittura fingendo di frequentare l’Accademia di Belle Arti dove invece è stato rifiutato. Marina Occhionero ha l’onere di un personaggio più ambiguo e in fondo meno essenziale, la sua presenza aggiunge il terzo polo a un triangolo cui serve, drammaturgicamente, un vertice di sfogo ma non riesce ad apparire indispensabile. Le coreografie a lei destinate sono un orpello, e in quanto tale rinunciabile.

Charlie Sonata di Enrichidion è una fiaba, i sei personaggi hanno due facce, una più realistica e una decisamente e dichiaratamente simbolica. Si tratta di un testo (verboso anzichenò) di Douglas Maxwell cui servirebbe un adattamento più lucido e sfrondato di ripetizioni, c’è un problema di intelligibilità dei due piani in cui gli interpreti si muovono: sia metaforicamente sia fisicamente, appesantiti da un andirivieni insistito di quinte a rotelle che diviene presto piuttosto meccanico. Rivedere la traduzione per renderla più fluida potrebbe essere un modo per “pulire” lo spettacolo da un sovraccarico di elementi facendo emergere una storia – comunque piuttosto strampalata – ma che rivela una certa crudezza di sguardo non priva di acume.

Quasi privo di testo è invece Born ghost di Coppelia Theatre. in scena Mariasole Brusa che firma la regia insieme a Jlenia Biffi. Qui siamo (ma lo capiamo molto avanti nello sviluppo dello spettacolo) nel 1300 a Montebello nel castello di Azzurrina, bambina albina e per questo emarginata e accusata di essere pericolosa. Anche questa è una fiaba, cupissima, con un andamento lento ed eccessivamente rarefatto. La vicenda si presterebbe ad accarezzare la fantasia degli amanti del gotico e delle favole melanconiche e poetiche ma l’estrema dilatazione del tempo impedisce di appassionarsi anche ai più volenterosi. Ci sono alcuni aspetti drammaturgici di cui non abbiamo arguito la motivazione: per esempio il pupazzo (indubbiamente inquietante) di Azzurrina, a un certo punto viene accantonato e la bambina diventa una bambola, alla quale in una scena un po’ splatter vengono strappate ciocche di capelli fatte di fili di lana. C’è un potenziale romantico e raffinato in questa storia, ostacolato però dall’utilizzo di troppi linguaggi e segni (teatro danza, figura, teatro d’attore…), non tutti padroneggiati con disinvoltura.

Canaglie di CarlEaltri è una commedia a tutti gli effetti, ed è l’occasione per ribadire che anche se con tono divertito si possono avvicinare temi “di peso” come il concetto di famiglia, di ribellione, di critica verso dogmi accettati acriticamente e che possono provocare crisi, sane. Una famiglia, che si scoprirà non essere di sangue, stile Addams, personaggi fumetto in guanti bianchi come Topolino, vive di truffe, di imbrogli e circonvenzioni. Giulia Trippetta è una perfetta madre noir, spiccia e col piglio da istitutrice che invece del bon ton insegna i trucchi per circuire gli ingenui. I figli sono in società per delinquere con lei e Grazia Capraro sa come battere in sveltezza i fratelli. C’è un giallo, di cui avremmo preferito non conoscere la soluzione. Lo spettacolo parte scoppiettante per arrivare man mano a essere più prevedibile, da metà circa l’intreccio è chiaramente vòlto a chiarire il mistero, con qualche impasse drammaturgica che frena il ritmo di una corsa altrimenti brillante.

La cinquina si chiude con Notte all’italiana, un’interessante riflessione sull’importanza della politica militante, sul ruolo “pubblico” che rivestono i comportamenti privati. Nostalgia per feste paesane mosse da un sentire comune, anche ideologico ma scaldato da un sincero desiderio di confronto. Un testo di Fabio Pisano, ricco di bei pensieri forse un po’ avvoltolati tra loro e non sempre “ordinati”, i personaggi sono tesi da una parte verso la volontà di chiarire la propria posizione nel mondo e dall’altra a rendersi consapevoli di un’evoluzione personale che potrà far mutare giudizi, anche sporcandosi con qualche compromesso. Alcuni inserti prolungati a metà tra il pop e il trash fanno inciampare una scrittura non superficiale e ben retta dagli interpreti, Ciro Masella, Marzia Gallo, Sebastiano Bronzato, Marco Rizzo, Elisa Proietti

LA GLORIA
Compagnia Il crepuscolo
di Fabrizio Sinisi
con Alessandro Bay Rossi, Dario Caccuri, Marina Occhionero
regia Mario Scandale

CANAGLIE
CARLeALTRI
di Giulia Bartolini
con Grazia Capraro, Luca Carbone, Francesco Cotroneo, Giulia Trippetta
voce fuori campo Riccardo Ricobello
costumi Costanza Monniello
regia e drammaturgia Giulia Bartolini

BORN GHOST | Spettacolo multimediale per marionette e attori
Coppelia Theatre
regia Jlenia Biffi, Mariasole Brusa
drammaturgia, performer Mariasole Brusa
scene, puppet Jlenia Biffi
musiche originali Stefano Bechini
dramaturg Jovana Malinaric
foto di scena Mauro Sini
occhio esterno Eva Luna Betelli

NOTTE ALL’ITALIANA
Compagnia Segreto/Pisano

di Fabio Pisano
con Ciro Masella, Marzia Gallo, Sebastiano Bronzato, Marco Rizzo, Elisa Proietti
assistenza regia Ettore Oldi
regia Michele Segreto

CHARLIE SONATA
di Douglas Maxwell
Compagnia Enchiridion
traduzione Francesca Montanino, Matteo Sintucci
con Giada Fasoli, Elisabetta Fischer, Alice Giroldini, Mauro Parrinello, Matteo Sintucci, Marco Taddei
scene Mariangela Mazzeo
cura del movimento Emanuela Serra
musiche originali Matteo Sintucci
regia Mauro Parrinello

La Corte Ospitale, Rubiera (RE)
7-8 ottobre 2020