MATTEO BRIGHENTI | “Senza Pronto Soccorso Si Muore”. Ad Albenga, provincia di Savona, la protesta contro la chiusura della medicina d’urgenza all’Ospedale Santa Maria di Misericordia è dappertutto. I cartelli, i lenzuoli, gli striscioni con le parole “senza” e “si muore” simbolicamente e drammaticamente scritte in rosso reclamano attenzione dalle vetrine dei negozi, dai balconi o dalle finestre delle case, degli uffici. La città pare un’unica voce di rabbia e di dolore, ma anche di risolutezza.
E senza teatro? È la domanda che quel grido pone a me, ospite in città per il primo fine settimana d’agosto di Terreni Creativi, il Festival nelle serre ideato, diretto e organizzato da Kronoteatro.
Senza teatro non si muore, no di certo. Il teatro, ad esempio, non può fare un massaggio cardiaco, né una “semplice” manovra di Heimlich. Senza teatro, però, non si mantiene chi l’ha scelto come sua unica ragione di vita, quindi di lavoro. Maurizio Sguotti, Tommaso Bianco, Alex Nesti, tutte e tutti di Kronoteatro lo sanno bene: l’esclusione dall’accesso al FUS ha messo a repentaglio l’edizione di quest’anno, la XIII, dal titolo Tribù.
Più in generale, senza teatro, come senza tutte le altre arti, si può dire che non si vive. Si mangia, ma non ci si nutre. Si sopravvive. Si esiste. Si passa il tempo e basta, non ci si riempie di esso: non lo si fa pienamente proprio. Questo perché, privi dello specchio del palcoscenico, come della pagina o della tela, ci osserviamo e di conseguenza ci interroghiamo molto meno o addirittura per nulla su chi siamo e su cosa vogliamo per davvero. Così, non c’è passato: è tutto presente. Ogni giorno accade uguale a quello prima, accade senza un motivo, soltanto perché respiriamo.

Laura Pante. Foto di Luca Del Pia

L’arte, invece, ci restituisce la possibilità della memoria: in ciò che ora vediamo riflesso nell’opera c’è tanto il noi di ieri quanto, al medesimo tempo, il noi di oggi. Nel solo che prende per l’appunto il suo nome, Laura Pante testimonia con la dolcezza della spontaneità e la ricchezza della gratitudine esattamente questo.
La nostra biografia è fatta di momenti impressi nel nostro corpo: ogni gesto non è solo un gesto, è un appuntamento con la scrittura della nostra storia. Quella della danzatrice è andare alla ricerca di un’altezza, restando sempre con i piedi ben piantati per terra. Lo dice, o meglio lo incarna dando vita a un’immagine di semplicità evocativa e poetica: Pante racconta di quando faceva arrampicata, spostandosi carponi diagonalmente sul tappeto danza ritagliato in uno spazio dell’Azienda Biologica Bio Vio. La parete di allora è il palcoscenico di adesso, ma l’ascensione è la medesima prospettiva di adesione a ciò che la fa essere e ritrovare sé stessa.

Foto di Luca Del Pia

Dalle prime lezioni di danza classica si arriva agli incontri di studio, di scena e di vita con Abbondanza/Bertoni, Leonardo Delogu, Raffaella Giordano, Silvia Costa, Romeo Castellucci, Cristina Kristal Rizzo, Xavier LeRoy e Scarlet Yu, passando per la laurea in Arti Visive all’Università IUAV di Venezia, dove è dottoranda, per il lavoro come graphic designer, per la formazione in Danza Sensibile, pratica somatica condotta da Claude Coldy, e in Hatha Yoga alla scuola “I vasi comunicanti” di Francesca Proia.
Nomi, luoghi, coreografie narrate tanto a parole, quanto con il corpo, e che mettono a fuoco percorsi ed esperienze personali e artistiche, sottolineando il ruolo determinante dell’interprete nel processo creativo. Fino a un accenno di Profondo rosa, il suo ultimo spettacolo in lavorazione, tra Yoga, narrativa di finzione e musica pop degli anni Ottanta.

Foto di Luca Del Pia

Laura Pante è definito, a ragione, un “inventario di danze”, ed è stato pensato da Jérôme Bel per la performer e coreografa italiana, a tutti gli effetti co-autrice del lavoro. La creazione, difatti, è una “autobiocoreografia” ed è stata costruita a distanza, via Skype, dal momento che nel 2019, come ha spiegato il coreografo e regista francese, «per motivi di sostenibilità ambientale io e i miei collaboratori abbiamo smesso di prendere l’aereo. Invece che viaggiare, ho iniziato a contemplare nuove pratiche coreografiche […] a scrivere partiture di danza per solisti che fossero di per sé eloquenti, in modo da non dover incontrare direttamente gli interpreti». Con l’avvento della pandemia da Coronavirus, il progetto è diventato ancora più necessario per dimostrare che la danza esiste e resiste, nonostante tutto. Proprio come Terreni Creativi.

Foto di Luca Del Pia

In calzoncini, maglietta e scarpe da ginnastica, con una sedia e due borracce come scenografia, Pante dà dunque forma alla narrazione della sua carriera, ripercorrendo e riattivando le sue scelte da dentro il suo corpo, cardine di un creare intimo ed essenziale, geometria ascoltata e praticata quotidianamente.
Laura Pante è, in definitiva, il laboratorio in atto del talento di una danzatrice e ricercatrice di incontri in cui la vita danza. Che meraviglia.

LAURA PANTE
concept Jérôme Bel
di e con Laura Pante
assistente Chiara Gallerani
consulenza artistica e direzione esecutiva Rebecca Lasselin
direttore di produzione Sandro Grando
con estratti da coreografie di Cristina Rizzo, Xavier LeRoy e Scarlet Yu, Silvia Costa (suono di Lorenzo Tomio)
musiche originali Guglielmo Bottin, Beatrice Goldoni
una produzione CSS Teatro stabile di innovazione del FVG
in collaborazione con Institut Français Italia e Fondazione Nuovi Mecenati

Il lavoro di Jérôme Bel è sostenuto da Direction régionale des affaires culturelles d’Ile-de-France, Ministero della Cultura–Francia

6 agosto | Terreni Creativi Festival 2022
Azienda Biologica Bio Vio – Regione Massaretti 19, Albenga (SV)