MATTEO BRIGHENTI | Un altro tempo, non in un altro spazio, ma in questo che chiamiamo città, mondo, vita. Un festival è la quintessenza di una festa che accoglie quando dialoga con il quotidiano. Lì dove accade, esattamente lì. A Cortona, in provincia di Arezzo, Kilowatt Festival si è messo in piazza per intercettare il filo dell’attenzione che corre per le comuni vie dell’abitudine e per portarlo a legarsi stretto all’incanto, allo stupore.
Nel suo secondo anno qui, la XXI edizione del festival diretto da Lucia Franchi e Luca Ricci ancora di più non ha guardato a sé: si è aperto all’incontro con il borgo etrusco, e da esso si è fatto ri-guadare. Il Paradiso Adesso richiamato nel titolo di questa edizione, iniziata come sempre nella vicina Sansepolcro (attraversata per Pac da Renzo Francabandera in due momenti) è un omaggio al celebre Paradise Now del Living Theatre, ma è soprattutto, a quanto ho visto nel fine settimana del 22 e 23 luglio, un richiamo a partecipare dell’Altrove da qui, in questo preciso momento.

L’immagine di Kilowatt Festival 2023

Il Paradiso, e in senso esteso la felicità, è la tensione tutta terrena a ricercare e costruire sé stessɜ a partire da dove stiamo ora. Dove stiamo, e quindi dove siamo. Allora, e solo allora, ciò che abbiamo e portiamo di solito con noi, il nostro abito, il nostro animo, si dispone a praticare quella che Claudia Castellucci chiama La nuova Abitudine.
Nell’ampio sagrato rettangolare della Chiesa di San Niccolò, la drammaturga, coreografa e didatta, cofondatrice della Societas, fa vivere una partitura che indaga e anela una elevazione all’Eterno nel rispetto della forma finita del corpo. In questo borgo nel borgo, la danza basata sullo Znamenny, un antico canto liturgico ortodosso, di impronta greca, fusa con la tradizione rurale della musica russa, è una processione nel tempo circolare della ripetizione dei gesti.
Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo de Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann, sembrano seminaristɜ, diaconɜ, coltɜ durante i loro esercizi spirituali, accompagnati dalla vocalità del Coro di musicaAeterna di San Pietroburgo. I loro volti hanno un’espressione di ferma calma e beatitudine, quasi di distacco. I vestiti ne annullano le forme, non c’è distinzione tra le donne e gli uomini: l’essere umano è uno. È la manifestazione della forza del collettivo, del suo unisono, fatto di scatti e lentezza, di esplosioni e pazienza.

La nuova Abitudine. Foto di Luca Del Pia

La nuova Abitudine racconta qualcosa di impalpabile come una vocazione, qualcosa che si sente, ma non si vede, qualcosa di umano e insieme di sovrumano, che ci mette alla prova, perché ci trasporta testa e cuore nel suo altro tempo “monastico”, in cui la regola dell’equilibrio è un continuo movimento pacificato.
E ce ne vuole altrettanto per tornare alla realtà sensibile dei nostri passi sulla ghiaia. All’instabilità del corpo, delle giunture, di come il nostro cammino proceda per fratture, per cadute successive. Stare in piedi è la cosa più difficile, è reggersi nel mezzo tra speranza e abbandono. Lo prova e riprova per noi Evangelos Biskas con il suo In Between nel silenzio dell’Auditorium di Sant’Agostino, rotto solamente dal suo respiro e dalle espressioni della fatica.
È come se il mondo, per lui, girasse a un’altra velocità, e per questo non riuscisse a stargli dietro, rimanendo sempre fuori asse, fuori simmetria. Il solo rivisita il diario onirico del danzatore: posizioni bizzarre, spirali ondulatorie, impulsi, tra realtà e immaginazione. È un brivido sulla superficie del suo corpo nudo, una possessione, un esercizio di evoluzione, finché la coordinazione non è piena e il compito è completo, ma è solo meccanica per un applauso che non arriva.

Evangelos Biskas. Foto di Jasmijn Krol

L’umanità è il sacrificio del prima, del ripetere, e poi ripetere, e poi ripetere ancora, fino a stancarsi, fino a cadere per terra. Biskas ha un controllo del corpo assoluto, pare voglia lasciare la sua impronta su questo palco, un atomo dell’universo dove l’uomo viene lasciato solo, e tuttavia tenta con tutte le sue forze di riempire, di vivere fino in fondo.
Il respiro dà il senso dell’esserci, dell’essere arrivatɜ a quel punto. Si ricomincia, ricordandosi, però, da dove si è venuti, portando addosso i segni di quello che c’è stato. Come nella Vertigine della lista, in cui Giorgio Rossi di Sosta Palmizi coreografa e dirige le tre performer di Qui e Ora, Francesca Albanese, Silvia Baldini, Laura Valli, insieme a un giovane danzatore, Lorenzo De Simone.

Vertigine della lista. Foto di Luca Del Pia

Il lavoro, presentato anch’esso nell’Auditorium di Sant’Agostino, nasce dall’omonimo saggio di Umberto Eco pubblicato da Bompiani nel 2009, un testo denso, fatto di immagini, frammenti letterari, riflessioni filosofiche intorno al concetto di lista, che serve a mettere in ordine il mondo, a unire cose uguali o diverse, per vederle comunque da un punto di vista diverso dal solito. È la pazienza della scoperta contro la frenesia della conquista.
A un certo punto, ad esempio, rievocano alcune opere componendosi in tableaux vivant, a dire che l’arte è artigianato del possibile: c’è sempre, dappertutto, a volerla vedere, riconoscere e dire, come fa qui la voce fuoricampo di Francesco Picceo. Altrimenti, sono soltanto i nostri corpi, sono solo forme senza direzione.
Dunque, Vertigine della lista mescola letteratura, filosofia, quotidianità, gesto poetico e movimento danzato. Un catalogo sull’amare e sull’essere amati, sul ricordare, su ciò che resta e ciò che se ne va, in un’esistenza disordinata e senza facili soluzioni, in cui si ricomincia ogni mattina, sperando di rinascere.

Pier Pier Pier. Foto di Luca Del Pia

A dirla con Filippo Capparella e Omar Giorgio Makhloufi: è perché siamo venuti al mondo senza consenso. Per questo, dobbiamo tornare indietro, a prima di essere nati, per farci da soli, per diventare il dio di noi stessi. Ma l’io decantato da Pier Pier Pier nella Palestra di San Sebastiano è il raglio di un asino rimasto solo a non fare niente.
I due interpreti, appena trentenni, trovano il senso di quello che siamo (diventati) in uno studio sul ridicolo dei figli contro i padri, dei Pinocchi contro i Geppetti, dentro un Paese dei balocchi del consumismo che è un coacervo di solitudine e fragilità. Non si riesce a scappare del tutto da tutto, perché tu sei tu e ti segui dappertutto, che tu lo voglia o no.
C’è la voglia di giocare seriamente ai buffoni, di dire cose serie, senza, però, fare la morale. Capparella e Makhloufi hanno ritmo, fisicità e vocalità, con accelerazioni e frenate improvvise, profluvi di parole e gesti inconsulti, comicità e amarezze di due clown che danno fondo a tutte le loro energie fino a stremarsi, fino a perdere quasi ogni rispetto di sé.
Pier Pier Pier è certo caotico, imperfetto, e saccheggia qua e là successi della scena degli ultimi dieci anni – i capitoli scanditi da confusi annunci simil stazione dei treni come nel Progetto T degli Omini; la battuta sul «Marciare, non marcire!» da Zombitudine di Frosini/Timpano. Ma ha il coraggio di muoversi in bilico su un regime dell’assurdo che è soprattutto la presa in giro di segni, gesti e cliché del teatro contemporaneo.

Foto di Luca Del Pia

La perdizione della lingua, il corpo come tavolo anatomico di inciampi e alienazione, e una rilettura innovativa di Collodi, danno infine ragione della vittoria del Cantiere Risonanze 22/23, Premio nazionale che sostiene e promuove la creatività emergente italiana, favorendo il ricambio generazionale e la sperimentazione.
E a proposito di nutrire il “fare teatro” di nuovi sguardi, proprio la realtà di Risonanze Network ha ideato e realizzato per l’ultima giornata di Kilowatt Festival il convegno Coming Up Next: Pratiche di formazione e partecipazione per un nuovo pubblico, introdotto da Cesare D’Arco, presidente di Risonanze Network, moderato da Ornella Rosato, direttrice della webzine «Theatron 2.0», e animato dal gruppo di giovani spettatorɜ di Risonanze Next Generation.
Nel Complesso di Sant’Agostino ho sentito raccontare esperienze, progetti, azioni artistiche partecipate da individualità che si compongono attorno a un “sentire” condiviso. La direzione, in questi casi, non è una guida esterna, da fuori o dall’alto, ma proviene dalla viva terra della messa in comune del desiderio e della necessità di dire e dirsi attraverso e con le altri e gli altri, di farsi, insomma, comunità di intenti.

Coming Up Next. Da sinistra: Cesare D’Arco, Maddalena Giovannelli, Ornella Rosato, Guido Di Palma, Lucia Medri. Foto di Luca Del Pia

Visto da qui, il Paradiso Adesso di cui parlavo all’inizio è l’abbandono dell’io. O meglio, è il riconoscimento dell’io nell’Altrə. Una pagina bianca dietro una facciata già scritta, una strada nuova che sgombri il campo e la visione dalle parole che non parlano ai giorni come aɜ giovanɜ di oggi. Un salto non nel vuoto, ma nel pieno della costruzione del noi.

LA NUOVA ABITUDINE
coreografia Claudia Castellucci
danzatori Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo de Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann
musica Repertorio storico dei Canti Znamenny, San Pietroburgo
voci registrate Ivan Gorin, Kirill Nifontov, Aleksei Svetov, Artem Volkov del Coro di musicAeterna di San Pietroburgo
maestro del Coro Vitaly Polonsky
fastigio musicale finale Stefano Bartolini
assistenza coreutica Sissj Bassani
abiti Iveta Vecmane
produzione, organizzazione e distribuzione Camilla Rizzi
direzione della produzione Benedetta Briglia
tecnica Eugenio Resta
amministrazione Michela Medri, Simona Barducci, Elisa Bruno
produzione Societas
in co-produzione con musicAeterna, San Pietroburgo; Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi

Chiesa di San Niccolò, Cortona (Arezzo) | 23 luglio 2023

IN BETWEEN
di e con Evangelos Biskas
costumi Mamatango
produzione Corpo Maquina Society
coproduzione Dansbrabant
mentore Guilherme Miotto
tecnico Mathijs Geraerts
registrazione Anastasija Pirozenko
foto Jasmijn Krol
con il supporto di Plan
grazie a Erik van de Wijdeven e Isaac Poels 

Prima nazionale 

Auditorium di Sant’Agostino, Cortona (Arezzo) | 22 luglio 2023

VERTIGINE DELLA LISTA
di e con Francesca Albanese, Silvia Baldini, Lorenzo De Simone, Laura Valli
messa in scena e movimento coreografico Giorgio Rossi
dramaturg Simona Gonella
disegno luci Paolo Tizianel
voce off Francesco Picceo
produzione Qui e Ora Residenza Teatrale e Ass. Sosta Palmizi
con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
con il contributo diMiC Ministero della Cultura, Regione Toscana
Spettacolo selezionato per NEXT2022/23 – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo – progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo

Prima nazionale 

Auditorium di Sant’Agostino, Cortona (Arezzo) | 23 luglio 2023

PIER PIER PIER
di e con Filippo Capparella, Omar Giorgio Makhloufi
produzione Ecate
vincitore del premio nazionale Cantiere Risonanze 2022/2023

Palestra di San Sebastiano, Cortona (Arezzo) | 22 luglio 2023