GIANNA VALENTI | One Shot Show è lo spettacolo di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù presentato al Ginesio Fest in data unica il 23 agosto ’23 come riscrittura del Paradiso Perduto di John Milton e, se i numeri nel cosmo hanno un senso, questi ci parlano di presenze angeliche in un lavoro sulll’ombra e sull’oscurità che è pieno di luce e di amore.

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One Shot Show, Il pubblico nel Chiostro di Sant’Agostino

Timi ha avuto carta bianca da Leonardo Lidi, direttore di Ginesio Fest e vicedirettore della Scuola dello Stabile di Torino (qui l’intervista di pochi giorni fa), per lavorare durante i giorni del Festival — cinque giorni pieni e il sesto per le prove in scena e lo spettacolo serale — con l’intero gruppo degli studenti della Scuola in un laboratorio che sin dal titolo è una dichiarazione d’amore: Per te farò sanguinare i fiori del paradiso (la maschera del desiderio).
Riscrivendo il Paradiso Perduto, testimonia Timi, “… ho immaginato che da sempre questi angeli hanno gli occhi chiusi perché qualcuno gli ha detto che se li avessero aperti, sarebbero rimasti accecati. Satana, candendo in tentazione, apre gli occhi e scopre che nessuna luce divina lo sta accecando. A quel punto il suo grande desiderio è quello di far aprire gli occhi all’Arcangelo Gabriele di cui è innamorato, solo che l’Arcangelo si trafigge gli occhi per punirsi e per non vedere l’amore che anche lui prova, mentre Satana si lascia cadere. Questo è per me una sorta di risveglio di primavera”.
L’apertura di One Shot Show è un’invasione di corpi che si incrociano per regalare un sorriso, un giro di danza o un abbraccio. Sorrisi e gioia anche in quattro angeli-pop che volano eterei dall’alto della loro sedia; sopra di loro strisce di pellicola semitrasparente che tagliano, appese diagonalmente, la scena: veli come nuvole, leggerezza della materia, passaggio invisibile o portale tra l’essere terreno e l’oltre cosmico, segni di una separazione non più possibile tra il Cielo e la Terra, il divino e l’umano. 

One Shot Show, gli Angeli

La caduta è uno schianto, ma è una scelta che nasce dal desiderio di amore.
Satana/Timi, con una maschera di piume bianche, segno della luce e della sua origine divina, siede in un angolo del proscenio e lì rimarrà per tutto lo spettacolo, recitando, suonando e cantando.
È un Satana terreno, che onora il principio divino di non separazione nella materia animale, come nelle stelle, che sceglie il ventre di una donna per manifestarsi, che affronta la solitudine dell’umano e che osa desiderare: “Voglio conquistare il mondo.” Ed è la madre, con altre donne e altri ventri gravidi in scena, tramite ancestrale per il suo essere terreno, a rispondergli: “Lupo di un figlio senza più branco / dopo aver rovinato il Paradiso ne vuoi rovinare un altro.”
In questo Paradiso Perduto vintage etno pop, il ventre femminile entra in scena con il look di donne africane dai colori sgargianti, con corone e collane di palloncini e altri materiali plastici come addobbi rituali. Di plastica sono anche i veli leggeri tra la Terra e il Cielo, la coperta termica dorata che fa da skyline nel Paradiso, le protesi gonfiabili e trasparenti che alleggeriscono la densità dei corpi, un albero di Natale rosso a fondo scena e i morbidi tubi al neon rossi e fucsia sul pavimento — la plastica a incarnare la memoria dell’umano in quel mondo sulla  scena che anela al divino.

Filippo Timi in platea per One Shot Show

Satana/Timi si fa uomo che indaga la dolcezza e la bellezza della parola come anelito alla luce e all’amore e contemporaneamente si inabissa nel dolore dell’oscurità e dell’assenza d’amore. L’ombra è il suo rantolare nel buio accompagnato dal suono vibrazionale di una ciotola tibetana che lo sprofonda in un vuoto siderale che arriva al cuore, il suo e il nostro. La luce è il suono ritmato e morbido di un handpan che accompagna testi che spalancano immagini di bellezza e dolcezza — inutile cercare di capire, Timi chiede di ascoltare col corpo e con il cuore, di lasciarsi condurre, di ricevere per immaginare. Colpisce di lui il fluido viaggiare negli spazi della voce, del corpo e del cuore tra luci e ombre in un atto continuo e sapiente di non separazione.
Fuori scena racconta che la sua prima richiesta ai giovani attori nel laboratorio è stata di leggere i testi che aveva lasciato a terra nella sala al buio, in modo che potessero cercare e trovare nei loro corpi l’unica soluzione possibile: abituarsi al buio, attraversare i tempi fisici necessari, scoprire in sé una possibilità di luce — una condizione obbligata per lui che vive con un limite alla visione fisica e, per gli studenti, una richiesta performativa che diventa proposta interpretativa e nucleo drammaturgico. Uno di loro mi racconta che ciò che gli rimarrà del lavoro in sala è la costante performatività del processo di creazione, il lavoro sui materiali e il dialogo che ne nasce come azione teatrale ininterrotta.

One Shot Show, Filippo Timi e gli attori a fine spettacolo

In One Shot Show i giovani studenti attori dello Stabile sono in scena con Timi dall’inizio alla fine con grande presenza, con scelte di relazione chiare e vissute, sia nello stare fisico che nei dialoghi testuali e anche musicalmente attraverso il canto, un bellissimo Hallelujah che condividono con Satana e un Tourdion rinascimentale. Sono angeli in volo e poi caduti, madri e sorelle, angeli e demoni (come per esempio nel litigio tra Satana e il Serafino Abdiel), personaggi/coro nella caduta di Adamo ed Eva e presenza compatta di gruppo nella scena finale: ci smuove per il loro saper incarnare, nei corpi e negli sguardi, il testo finale di questo Timi/Satana.
È un testo che il regista racconta di aver desiderato mettere in scena da lungo tempo: è l’inizio di Nella solitudine dei campi di cotone di Bernard-Marie Koltès; “Se lei se ne va in giro, a quest’ora e in questo posto, vuol dire che desidera qualcosa che non ha, e questa cosa, io, gliela posso dare…”, la sua voce è lieve ma anche cavernosa, l’ombra una condizione fisica, la luce una possibilità di crescita.

 

ONE SHOT SHOW
di Filippo Timi e Lorenzo Chiuchiù

con Filippo Timi, Matteo Prosperi, Gianluca Vesce
e gli attori della scuola del Teatro Stabile di Torino che hanno preso parte al laboratorio “Per te farò sanguinare i fiori del paradiso (la maschera del desiderio)”:
Maria Trenta
Teresa Castello
Martina Montini
Nicolò Tomassini
Alice Fazzi
Matteo Federici
Ilaria Campani
Andrea Tartaglia
Hana Daneri
Alessandro Ambrosi
Francesco Halupca
Emma Savoldi