GIANNA VALENTI | TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale, creazione e drammaturgia di Carlo Massari, è un’azione coreografica e performativa che coinvolge cinque danzatori del BTT e cinque spettatori: cinque incontri per dieci corpi, cinque percorsi relazionali chiamati ad attivarsi all’interno di uno spazio scenico reale che si apre a un’immersione in una realtà virtuale ma che, per la commistione tra spazio performativo reale, immersione virtuale e vicinanza fisica di corpi, viene vissuta come un’esperienza in realtà aumentata.
Dal momento in cui si entra come corpo/spettatore nello spazio scenico (per la mia visione è stata la sala piccola alle Fonderie Limone nella serata del 13 ottobre per Torinodanza), si accetta di diventare corpo/performativo, occupando una pozza di luce bianca che ci pone al centro dell’evento, sia per l’uso delle luci che per il costante feedback relazionale tra il nostro corpo e quello del performer scelto.

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale, Carlo Massari / BTT, PH Andrea Macchia

Indossare il visore ci trasporta in uno spazio altro, uno spazio virtuale che è di continuità con il reale, perché ad abitarlo è lo stesso performer che rimane accanto a noi fisicamente e che ritroviamo, quando ci viene tolto il visore, come relazione privilegiata su scena, in un finale che è un rincorrersi di incroci e sincronicità di tutti i materiali coreografici e verbali utilizzati, in un’azione collettiva che gioca sulla liminalità di reale e virtuale, personale e collettivo, presente e passato.
Il cuore del lavoro è l’immissione in uno spazio circolare virtuale dove le coordinate della realtà tridimensionale si indeboliscono e dove ascoltare, guardare, seguire o cercare il corpo con cui ci stiamo relazionando non avviene più attraverso le coordinate del reale e lo slittamento della percezione ci fa scivolare in una realtà multidimensionale che ci abita a livello cellulare. Lo spazio scelto da Massari si evolve costantemente e porta in un altrove, non solo perché é uno spazio mobile che crea attraversamenti di luoghi diversi, definendo pieni e vuoti, vicinanze e lontananze, così come distanze sempre diverse tra il nostro corpo e il corpo del performer, ma anche perché è uno spazio che accoglie e stratifica le diverse linee temporali della narrazione verbale e del racconto fisico del performer che abbiamo scelto di incontrare. Il coreografo innesta i materiali di movimento e di narrazione verbale in diversi ambienti, come uno spazio in natura all’interno di un bosco con i materiali danzati videoregistrati a 360 gradi o, ancora, uno spazio completamente bianco ricreato dalla scena cult di Matrix (quella famosa del dialogo tra Neo e Morpheus su ciò che è reale), immettendoci in una dimensione dove tutto diviene possibile e dove si crea un cortocircuito continuo tra il reale e il virtuale.

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale, Carlo Massari / BTT, registrazioni video in esterno al Parco La Mandria a Venaria Reale, PH Andrea Macchia

Massari usa il visore e la tecnologia virtuale come portale verso l’incontenibile immensità dell’umano e di ogni storia che può farsi presenza performativa. La sua, come coreografo, è una drammaturgia che si relazione con i corpi dei danzatori per spalancarne identità, memoria e vulnerabilità e per dare vita a un’incarnazione scenica che è vissuto, danza delle diverse linee temporali di quel vissuto, racconto di sé con il linguaggio della fisicità e accoglimento delle enormi potenzailità narrative e di presenza fisica della parola.
I performer del BTT, Lisa Mariani, Nadja Guesewell, Flavio Ferruzzi, Luca Tomasoni, Viola Scaglione   (quest’ultima anche direttrice artistica della compagnia) collaborano alla costruzione coreografica, generando materiali e facendo scelte che Massari sollecita con un percorso drammaturgico che si snoda attraverso domande per raccogliere restituzioni personali, fisiche e verbali: raccontarsi, rintracciare un primo ricordo di vita, identificare un luogo a cui si è legati, delineare un desiderio di trasformazione, condividere segreti o piaceri intimi. Ancora e sempre raccontarsi, perché chiedere “cosa vorrei che rimanesse di me” è chiedere del senso di una vita, del perché di un’incarnazione e di un’azione performativa.
Abbiamo rintracciato alcuni di questi materiali drammaturgici e di lavoro accettando l’invito, al termine della performance, di entrare in una piccola stanza dove cinque piccole installazioni riportano ai cinque percorsi di creazione e dove Francesca Rosso, che ha seguito l’intero processo di creazione per farne un diario, si rende disponibile per confronti e domande. Tra le installazioni si ritrovano i cinque diari di lavoro dei cinque performer e li sfoglio uno dopo l’altro per rintracciare, nelle stesse domande, la diversità di ogni risposta. Lo spettatore può scegliere e relazionarsi così con un corpo, ricevere in dono una storia e incuriosito seguirne anche una seconda, ognuna assolutamente unica e anche diversa nelle scelte spaziali e nella sequenzialità delle parti, a conferma della condivisione del processo coreografico e compositivo scelto dal coreografo.

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale, Carlo Massari / BTT, PH Andrea Macchia

E proprio per la complessità della creazione multimediale di questo lavoro, per dare segno della pluralità delle voci e delle competenze che ne fanno parte, per poter offrire un’esperienza ulteriore al proprio pubblico, per ascoltare alcune delle parole del coreografo o di chi ha tenuto il diario della produzione, per vedere da vicino alcuni dei volti in scena, per incuriosirsi a un’altra storia e per dare continuità a un’esperienza nel virtuale, BTT ha reso disponibile un sito web con alcuni contenuti, immagini e video dei progetto: www.tinyuppercase.it

Viola Scaglione, come direttrice artistica del BTT, racconta della nascita di questo lavoro, della sua evoluzione e delle peculiarità nella sua gestione e organizzazione:

TINY UPPERCASE: come nasce questo titolo e da dove nasce questo progetto biennale?

TINY UPPERCASE, dal grande al piccolo e dal piccolo al grande: per me la tecnologia è il grande e l’intuizione da cui nasce il titolo è stata di utilizzarla per il piccolo, per entrare nell’intimo e rendere più comprensibile un’umanità. In questo progetto biennale sulle nuove tecnologie, abbiamo dedicato il primo anno alla creazione di una comunità di ricerca coinvolgendo Politecnico di Torino, Dams e IED.* Come compagnia abbiamo sperimentato sui materiali di movimento e contemporaneamente i gruppi di studenti coinvolti a livello universitario hanno sviluppato la parte tecnologica per poter dare vita alla nostra esigenza artistica di avvicinamento all’essere umano e alla sua intimità. Dopo questo primo anno di sperimentazione ci siamo spostati su un progetto performativo e l’invito alla creazione è stato fatto a Carlo Massari con cui da molto tempo desideravo lavorare, in un’ottica di ottimizzazione delle risorse offerte dal Bando Artwaves della Compagnia di Sanpaolo.

Quali sono state le maggiori difficoltà produttive e organizzative con questo livello di sperimentazione tecnologica a livello coreografico?

Nel percorso di sperimentazione, la difficoltà maggiore anche a livello produttivo è stata la mancanza di una vera e propria residenza tecnologica, perché di fatto abbiamo sperimentato la tecnologia in tempi molto ristretti nel nostro studio e poi direttamente in palcoscenico, mentre sia nel primo che nel secondo anno avremmo avuto bisogno di almeno una settimana di pura residenza tecnologica. Sarebbe importante avere a disposizione dei centri attrezzati, come per esempio una sala di danza dove entrare e sperimentare con il movimento avendo a disposizione nuove tecnologie come il VR, l’IA e la Motion Capture. 

Quali sono stati invece gli arricchimenti per il percorso artistico del BTT e per te come performer?

L’arricchimento più grande per la compagnia è stato quello di portare in scena una sperimentazione che utilizza una tecnologia che va ad ampliare il rapporto tra i corpi, tra il corpo del performer e lo spettatore. E anche per me, che sono in scena, ogni performance è stata un esperimento quasi antropologico, perché ogni relazione con un nuovo singolo spettatore è stata un’esperienza unica e assolutamente diversa da ogni altra: siamo cresciuti come interpreti e nella capacità di gestire situazioni che non possono essere previste.

C’è un seme di desiderio che questo progetto ha fatto nascere e che rimane al BTT e a te come direzione artistica per una progettualità futura?

Il desiderio più grande è di portare TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale in una residenza come settimana intera di spettacoli, per poter sperimentare come performer la molteplicità delle risposte e delle possibilità in maniera più continuativa e per dare modo al pubblico di ritornare, scegliendo un altro performer e un’altra storia. Un desiderio più grande ancora sarebbe di poterlo fare regolarmente per un’intera giornata, per esempio una volta al mese in uno spazio museale o in altro spazio adibito, stabilendo una sorta di routine con il proprio pubblico, una sorta di rito — uso volutamente la parola rito perché farlo per noi è entrare in simbiosi con uno spazio, con le persone che accogliamo e con l’energia che si crea.

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale, Carlo Massari / BTT, PH Andrea Macchia

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale è stato presentato a Torinodanza nella sezione Art~Waves, un progetto di Fondazione Compagnia di San Paolo che mira a sviluppare un ecosistema per unire ricerca, produzione e offerta artistica, per esplorare l’ibridazione tra linguaggi espressivi, tecnologie e temi trattati. 

 

TINY UPPERCASE Bestiario Virtuale

creazione e drammaturgia originali Carlo Massari / C&C Company
materiali coreografici condivisi con i performer del Balletto Teatro di Torino Lisa Mariani, Nadja Guesewell, Viola Scaglione, Flavio Ferruzzi, Luca Tomasoni
diario drammaturgico Francesca Rosso / Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico
progettazione VR&UX Davide Borra
produzione 3D&VR No Real Interactive srl, AT Media srl
video Matteo Maffesanti
soundscape design Max Viale / Luca Martone
sound mix / fonico live Luca Martone
light design Ermanno Marini
costumi Majatai
foto Andrea Macchia
con-di-visione artistica Viola Scaglione e Carlo Massari
progettista culturale Ewa Gleisner
Balletto Teatro di Torino

VETRINA ART~WAVES
PER LA CREATIVITÀ DALL’IDEA ALLA SCENA
IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE COMPAGNIA DI SAN PAOLO

*  BALLETTO TEATRO DI TORINO.
    TINY UPPERCASE.
in collaborazione con
Istituto Musicale Città di Rivoli “Giorgio Balmas” nell’ambito della Stagione Scene dal Vivo 2021-22
In partnership con
Officine Sintetiche / Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Multimedialità ’Audiovisivo (CIRMA) dell’ Università Degli Studi Torino / Studiumlab, Collegio ICM (Ingegneria del Cinema e dei Mezzi di Comunicazione) / Politecnico di Torino e IED – Istituto Europeo di Design, sede di Torino