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sabato, Luglio 27, 2024
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Podcast con Gianfranco Berardi ("In fondo agli occhi", regia di C.Brie)

testata-07Intervista a Gianfranco Berardi (Compagnia Berardi/Casolari) sullo spettacolo “In fondo agli occhi” per la regia di César Brie
podcast a cura di Andrea Ciommiento
PAC/Culture.net
Fotografia di scena a cura di Chiara Ferrin

Podcast con Roberto Bacci (Pontedera Teatro)

Carta da letteraIntervista a Roberto Bacci (Pontedera Teatro) dal Festival Collinarea 2013. Podcast a cura di Andrea Ciommiento

Collinarea: le pagelle dei primi giorni, fra musica da sposalizi e guaritori

capossela a lariRENZO FRANCABANDERA | Senz’altro un esordio felice quello di Collinarea 2013 a Lari. Il festival si è aperto Venerdì 19 luglio con la prima tappa del nuovo tour di Vinicio Capossela. Il cantautore italiano pare aver stabilito un feeling grandissimo con questo festival e già l’anno scorso il suo concerto era stato alto e poetico. La nuova tournèe, la cui prima tappa abbiamo documentato anche con la diretta sui social network, trova motivo fondante e ispiratore nell’esperienza del ballo sociale, legato al momento di festa, in particolare al matrimonio. Si recupera il senso della comunità, del conviviale, con il supporto dei maestri della banda di Calitri che offrono al pubblico praticamente due ore e mezza di concerto, terminate in un promiscuo totale fra palco e pubblico, con quest’ultimo che sale sul palco a ballare, e Capossela in delirio all’una di notte, sotto tre festoni di lampadine tipo festa di paese, in un cascinale magico della campagna toscana.

Voto 9+ vien quasi voglia di sposarsi. Quasi. Perché poi si sa, la musica finisce.

Ci trasferiamo a Lari per i due giorni successivi, in un clima euforico e vivace, fra artisti, operatori e pubblico. Il Festival di fatto apre con Il guaritore, testo con cui Michele Santeramo si è aggiudicato il premio Riccione, portato in scena con una produzione Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro, (coprod. da Riccione Teatro, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria), per la regia di Leo Muscato.

Da un guaritore che, coadiuvato dal fratello, risolve casi umani mescolando storie di vita vera tra loro distanti, si ritrovano una donna incinta che vuole abortire per evitare che un’altra creatura possa vivere le sconfitte della vita che lei stessa prova, e una donna (con il marito ex pugile) che non può aver figli dal suo compagno e vuole invece sanare le sue insoddisfazioni e i suoi incompiuti mettendo al mondo una creatura.
Se c’è un evento che marca il fine settimana del Festival ci pare di poter dire sia senza dubbio il cambio di passo che nelle due repliche la compagnia riesce ad effettuare, all’interno di un codice che vuole assecondare la svolta visionaria insita in questo testo di Santeramo. La regia compie scelte non facili e sicuramente di discontinuità rispetto alla tradizione di lavoro del gruppo, che nella replica di Sabato, al primo confronto con gli spettatori, pare soffrirne, finendo per approcciare la recita sopra le righe, e accentuando le forze centrifughe che il testo offre.
Altro ritmo, altra capacità di ascolto reciproco, con Sinisi che legge in modo appropriato il ruolo chiave del suo personaggio (l’anziano guaritore), nella replica domenicale. Pur lasciando spazio a necessarie asciugature (il fratello del guaritore, ad esempio, può risultare ugualmente surreale anche con meno didascalia sia nell’abito che nella recitazione) e a qualche puntello drammaturgico (in onestà alle due figure femminili e al loro evolvere psicologico forse manca qualche battuta e qualche grammo di visionarietà, ma è il nostro punto di vista), si segna una strada percorribile e sicuramente più efficace.
Il lavoro è a cuore aperto, come si intuisce, e sicuramente l’uscita era necessaria per misurare alcune questioni sceniche. E’ una transizione sia per il drammaturgo che per la compagnia e i suoi componenti, una sfida che ci auguriamo li porti a vincere il confronto prima di tutto con se stessi. Teatro Minimo può e deve diventare un patrimonio per la nostra scena. E Il guaritore è un banco di prova indispensabile, il cui esito maggiore, come sempre accade in questi casi, si ottiene nel gruppo, ascoltando le reciproche necessità, e abbassando ciascuno il volume del proprio strumento, per lasciar emergere l’orchestra. Da rivedere, con fiducia nel cambiamento.

Voto 8 al coraggio di ascoltar(si).

In un rush senza respiro, il programma del Sabato propone, nella meravigliosa cornice del cortile superiore del Castello di Lari, Open Program – Una dedica in azione (Studio) del Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards. Vestiti di bianco, con il rituale cerchio di tappeti su cui ospitare gli spettatori, un gruppo di giovani praticanti del Workcenter, guidati da Mario Biagini in forma smagliante, propone una rilettura vocale e fisica di canti tradizionali del sud degli Stati Uniti. Sono canti che, secondo chi dirige il Workcenter, possiedono qualità tali da provocare processi interpersonali intensi, e dare il via ad una circolazione di contatti tra gli attori e gli astanti. “Ci poniamo una domanda: è possibile che la qualità di questi processi possa circolare e in qualche modo raggiungere chi assiste? E se questo è possibile, cosa può allora accadere?”. Forse poteva essere interessante anche confrontarsi col pubblico dopo il momento performativo, per avere, in una restituzione di esperienze di senso, qualche stimolo e qualche risposta ai quesiti. Grotowski ad un certo punto aveva deciso di smetterla col pubblico. Se ora al pubblico si torna (era successo anche a Vie qualche anno fa) forse può essere utile si spieghino le direttrici di movimento e di ricerca, una ricerca che ha altri ritmi, altre spinte di auto-indagine rispetto alle frenesie del contemporaneo: ragionare su come fruire questi momenti artistici può risultare assai efficace, perchè sono passati quarant’anni da quando questo cammino è iniziato, e molti degli spettatori che erano a Lari non erano neanche nati.

Voto 7 Bello da ascoltare, ma anche che ascolti

conferenza tragicheffimeraArrivano poi le giovani proposte: Carullo – Minasi con Conferenza tragicheffimera. Qui scendiamo nel personale: non posso infatti esprimere un parere perchè la mia creatura ha sfoderato un pianto disperato a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo. La verità della vita entra nella finzione della scena. Che poi mi pare sia anche la questione che volevano indagare loro. Che però sono rimasti dentro la sala affrescata del castello di Lari, con la Minasi e le sue ali da angelo sfortunato. La sensazione che ho avuto nel poco tempo di cui ho fruito è comunque che sia una proposta, un divertissement acido, che non deve essere ospitato su un palcoscenico e con un pubblico di fronte. E l’idea pare condivisa dalla compagnia, che infatti vende l’intervento artistico a musei e teatri ma per spazi e occasioni non convenzionali. Dove mi riprometto di rivedere il tutto.

Proprio per il pianto della creatura di cui sopra, arriviamo in ritardo al Teatro dove Scenica Frammenti di Loris Seghizzi, il padrone di casa, propone Il Sogno del Marinaio: c’è gente che assiste da fuori, centoventi persone e più, stipatissime in uno spazietto che ne può ospitare la metà. Siamo contenti per l’artista e la sua famiglia di attori, che continua ad operare con successo non solo artistico ma anche imprenditoriale su questo territorio.

Fine del commento, perchè siamo in conflitto di interesse, avendoci loro chiesto di commentare il festival.

Lascia un senso crudele di meccanica malata la fruizione di InCertiCorpi, la proposta di Teatro dei Venti con Francesca Figini in scena, diretta da Stefano Tè.
Una ragazza parte in tuta ginnica con una corsa a perdifiato, misurando tutto del suo passo. Musica a palla nelle cuffiette. Quattro quarti. Bunz bunz Bunz bunz.
Poi, forse per condizionamento sociale, forse per desiderio di cercare l’altra se stessa cui il mondo la costringe, va via via mutando il suo aspetto, prima con una parrucca bionda e un abito da sera, poi con un vestito di plastica, per arrivare alle trafitture finali (per fortuna con fermini da capelli che non lasciano traccia) e al martirio dei propri connotati facciali.
Si sente la lontana eco di Rumore Rosa dei Motus, con le confessioni a microfono di donne sole, di Angelica Liddell, con i suoi tagli masochistici (quelli però veri, sanguinolenti, estremi, come la prima Abramovic, mentre qui rimaniamo in superficie); immaginiamo suggestioni di laboratori à-la-Lagani, con le camminate incerte di Dorothy del Mago di Oz e le cadute dall’alto di scarpette rosse con tacco (tal quale nel finale dello spettacolo). Ma alla fine è proprio l’equilibrio che manca alla proposta, e in onestà di disagi esistenziali affidati a silenzi e a epigrammi a microfono abbiamo un repertorio molto, troppo vasto e percorso, ormai. Pensiamoci per tempo. Non facciamoci del male. Anche se solo con i fermini.

Voto 5 con aggiunta di acqua gasata fresca e limone, prima della ripartenza per Milano

Interplay 2013: un bilancio ad alcuni giorni dal festival

Istantanea 1 (16-07-2013 19.03)GIULIA MURONI | La 13esima edizione del festival Interplay, a Torino dal 22 maggio al 19 giugno, si è costruita sui due assi portanti: per un verso l’organizzazione, capeggiata dall’energica Natalia Casorati, che si occupa di dare spazio (Spic&Span) e possibilità formative a giovani performer (Daniele Ninarello nel progetto “Sharing choreographic residency”); per l’altro le numerosissime collaborazioni, che hanno reso possibile un programma variegato di presenze nazionali e internazionali. Il “pacchetto” Interplay, combinazione di momenti e location differenti, ricco di proposte e collaborazioni, raccontato da un preciso sistema di comunicazione web, video e fotografica, si presenta, ad alcuni giorni dalla chiusura, come una riuscita operazione culturale, le cui caratteristiche cerchiamo di approfondire con l’organizzatrice Natalia Casorati.

Quale bilancio per Interplay 2013? Quali sono state le peculiarità e i cambiamenti rispetto alle edizioni precedenti?

Per me è andata molto bene, ma penso che in fondo l’ultima parola in questo l’abbia il pubblico. Le edizioni, più che cambiare, crescono. Allo stesso modo cresce il pubblico e cresco io, come organizzatrice imparo ogni volta qualcosa di più e cerco di ottimizzare l’organizzazione del festival di edizione in edizione. Io sono molto soddisfatta, quest’anno c’è stato moltissimo pubblico e trovo che le compagnia fossero ben armonizzate all’interno delle serate.

Ritiene ci siano state scelte azzardate nella scelta degli spettacoli?

Difendo molto le scelte che faccio, di cui peraltro sono consapevole in quanto vedo gli spettacoli prima di proporli per il cartellone. La difficoltà maggiore per noi operatori culturali-programmatori in questo momento in Italia consiste nella ricerca di fondi.

Facciamo l’esempio dello spettacolo “Folk-s” di Sciarroni, che ha suscitato reazioni che hanno diviso il pubblico. Come considera questo esperimento?

Il lavoro di Sciarroni è vicino alle arti visive, quindi unisce la ricerca del movimento, l’utilizzo di una materia corporea ad un processo performativo legato alla sua ricerca in ambito visuale. I danzatori hanno fatto una scommessa particolare: almeno uno di loro rimarrà sulla scena fino a quando resterà qualcuno del pubblico a guardarli. Chiaramente è un rischio, anche perché loro cambiano ogni volta la sequenze e l’utilizzo dello spazio scenico, perciò la riuscita dello spettacolo è sempre diversa, ma questo esperimento mi ha convinta e credo che Sciarroni sia una delle realtà più interessanti nel panorama contemporaneo nazionale.

Interplay gode dell’appoggio di numerosi sponsor e partner. Questa opportunità limita la libertà di scelta della direzione artistica o la condiziona in un qualche modo?

Io posso fare quello che voglio! Interplay riceve sovvenzioni da diversi enti e questo ci permette di essere molto indipendenti. È chiaro che se uno ricevesse un contributo da una sola struttura si troverebbe ad essere maggiormente vincolato. Per noi invece non è così, il che può rivelarsi per certi aspetti un fattore positivo, per altri negativo. Noi riceviamo poco da tanti, perciò dobbiamo continuamente ricercare fondi e, se viene a mancare anche soltanto un finanziamento diventa molto difficile. Credo questa sia anche una scelta di libertà, che consente al festival di mantenere la sua originalità, la sua unicità, portando compagnie che appartengono ad uno scenario di avanguardia della giovane danza nazionale e internazionale e di mostrarle al pubblico di Torino.

Interplay e il pubblico: come avete costruito il rapporto con il vostro pubblico e come è cambiato nel corso delle edizioni?

Il pubblico è meraviglioso perché ci segue con grande passione. Siamo molto contenti di questo. Penso che l’incremento costante di pubblico sia dovuto non solo alla grande promozione che tutti gli anni articoliamo in modo differente, ma anche grazie alla rassegna Inside off, manifestazione gratuita che prevede alla fine degli spettacoli un dibattito tra artisti e spettatori. Questo serve ad avvicinare il pubblico, soprattutto quello che tendenzialmente non va a teatro. Inoltre usiamo diversi canali web per promuovere le notizie e fortunatamente i media parlano molto di noi.

Quali sono i progetti per il futuro?

Ora è difficile immaginarlo perché è appena finita questa edizione, però direi che ogni anno Interplay si rimette in discussione e cerca sempre nuove progettualità. Ad esempio quest’anno abbiamo cominciato a coinvolgere i ragazzi del liceo Alfieri in una collaborazione con la rivista Krapp’s Last Post, così che potessero seguire il festival e scrivere poi le loro impressioni. E’stato un progetto molto coinvolgente ed è stato sorprendente leggere negli articoli dei ragazzi cosa li avesse colpiti di più. Nelle ultime due serate abbiamo mostrato l’esito di un progetto di residenza coreografica che ha visto lavorare insieme tre danzatoriprovenienti da tre paesi diversi, uniti in una creazione condivisa, con la supervisione di un mentore. E’ stata una scommessa…ma con un risultato molto positivo! Per quanto riguarda il futuro vedremo cosa succederà.

Mittelfest 2013, alla ricerca del suono nel rumore

microcosmi-cividale-mittelfest-e1369949954932RENZO FRANCABANDERA | Ci sono momenti che raccontano forse più di altri la portata di un evento, il dialogo con il suo tempo. Se dovessimo sceglierne uno per il Mittelfest 2013, festival di arti performative, musica e teatro che da più di vent’anni, ventidue per la precisione, le valli del Natisone e Cividale del Friuli ospitano, eleggeremmo il concerto di Enrico Bronzi nella bellissima chiesa di San Francesco a Cividale del Friuli.

Il perché risiede nella scelta, fatta da Enrico Bronzi, storico componente del Trio di Parma (ensamble che ha contribuito a fondare nel ’90), di cercare, pur in una selezione per violoncello solo, di brani di epoche e stili diversi, di proporre momenti di dialogo con il nostro tempo di non agevole fruibilità ma cui donare una potenza di evocazione incredibile.

E’ il caso, ad esempio, del momento forse più alto del concerto, l’esecuzione del Kottos per violoncello solo di Iannis Xenakis. Il pezzo è una esecuzione di notevolissima complessità anche tecnica, tanto che il maestro ha scelto di adoperare un archetto diverso da quello ottocentesco che solitamente usa, nel timore che il gioco di pressioni sulle corde potesse andare oltre la tensione che l’oggetto avrebbe potuto reggere. Cercare in rete qualche esecuzione del brano può aiutare a comprendere di che tipo di proposta si tratti, ma l’ardimento della rilettura di Bronzi è nel tentativo di cercare, per questa partitura un coraggio di tonalità e sfumature nuove perfino nel passaggi più ostici, cercando quasi di dire come anche quello che sembra rumore, è in realtà un composto di sonorità messe insieme, la cui maggiore o minore fruibilità all’ascolto è anche e soprattutto nell’intenzione di chi emette il messaggio sonoro e di chi lo riceve.

Questa riflessione di caratura artistica più che tecnica, permea e in parte segna l’edizione di quest’anno del festival, che proprio sul dialogo fra emittenti e riceventi prova a vertere la propria indagine.

Significativa, da questo punto di vista, la maratona del secondo giorno del Festival, un allestimento maratona di Microcosmi, capolavoro letterario di Claudio Magris, trasformato in uno spettacolo itinerante da Giorgio Pressburger, una delle firme che hanno segnato indelebilmente la storia di Mittelfest, storico e anziano regista di questa terra.

Lo spettacolo, itinerante per le vie del bellissimo borgo friulano, è stato una sorta di dolce e dolorosa via crucis in nove tappe, disseminate nello straordinario palcoscenico di Cividale del Friuli, agitandolo di storie e narrazioni con cui lo scrittore, nostro contemporaneo e presente all’allestimento, ha raccontato la Storia della sua terra attraverso la descrizione di piccoli episodi, marginali vicende di personaggi borderline, frequentatori di bar e locande. I microcosmi culturali che compongono questo straordinario mosaico della civiltà europea sono infatti l’essenza stessa del festival, che in tema di arti e regionalità, rimane senza dubbio uno degli esperimenti più intriganti e a suo modo complesso, volgendo la propria attenzione ad un’area vastissima cui questa parte d’Italia da sempre guarda, per prossimità, traffici, origini e condivisioni linguistiche, sociali, gastronomiche e diremmo quasi antropologiche.

Il programma del festival, d’altronde, pur nell’avvicendarsi delle direzioni artistiche ha sempre guardato ad un ambiente vocazionale centroeuropeo cercando dialogo, ponti, aperture. Come quella alla Croazia, che all’entrare nell’Unione Europea, si vede di fatto dedicare l’edizione del festival, con l’apertura riservata al regista Pandur con Michelangelo, una coproduzione del Teatro di Zagabria e del Giovanni da Udine. Lo spettacolo, che ha aperto il festival Venerdì 12, cerca in forma epica, e per evocazione di grandiose immagini apocalittiche, di raccontare la dicotomia titanica fra l’artista, il suo tempo, l’arte, la Chiesa. Un tessuto drammaturgico costruito appositamente sullo spettacolo non è tuttavia sufficiente a farne decollare l’impianto grandioso, che rimane staticamente bloccato su alcune idee, senza riuscire a dare un’omogeneità complessiva e uno slancio possente ad un lavoro dalle pretese ambiziose.

Ma quella che forse, ancor più dei grandi nomi che comunque il festival ha ospitato da Adriana Asti, con i due atti unici di Jean Cocteau (La voce umana e Il bell’indifferente) e al nuovo lavoro di Lina Wertmüller (Un’allegra fin de siècle), è stata proprio la volontà della direzione artistica del festival è stata la volontà di mettere a fuoco il proprio obiettivo leggendo le complessità in maniera esplicita. Non a caso a suggellarlo, nella giornata conclusiva del festival, è stato l’incontro avente come titolo, certamente senza mezze misure, “Paradosso Europa”, un appuntamento realizzato in collaborazione con il festival Vicino/Lontano, e con l’antropologo e storico delle religioni, docente all’Università di Udine, Nicola Gasbarro a parlare di identità europea, intervistato dal direttore dell’inserto culturale del Sole 24ore Armando Massarenti.

Chiudiamo menzionando, all’interno dell’offerta della rassegna, gli eventi nati dalla rinnovata e ancor più forte collaborazione con il DAMS dell’Università di Udine nel percorso musical cinematografico “Ritorno al Futuro”, e con il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine e Tartini di Trieste, che nel percorso Innovatori Conservatori ha visto impegnati giovani allievi ed alcuni docenti in oltre una decina di esibizioni in alcuni dei luoghi più suggestivi di Cividale.

Fra archi e absidi, su scalinate scoscese e pietre millenarie, gli appuntamenti gratuiti con la musica hanno visto una partecipazione di pubblico eccezionale. C’è grande fame di slanci, oltre i paradossi. C’è ansia di trovare chi sappia indicare i suoni nella complessità dei rumori.

Mondocane#15 – Il Rosso e il Nero

allarmeMARAT | Il Gianni ce l’aveva nello sguardo la bandiera rossa. Quando entravi nel suo seggio, ti fissava come una madre che ci crede ancora. “Fa la cosa giusta, Marat!”, mi diceva perso in quel maglione troppo grande e troppe volte rammendato. E gli occhi suoi me li sentivo sulle spalle. Quando sbagliarono i compensi per gli scrutatori, si fece festa. Per un paio d’ore. Lo Stato aveva pagato il doppio e se ne accorse tardi. Il Gianni era corso alla Coop a spendere quello che aveva guadagnato. A noi toccò soltanto metter le gambe sotto il tavolo. Non diede mai indietro quei soldi perché non aveva una moneta in tasca. Ma ancora mi commuove il pensiero che pur di non mentire, s’era andato a spendere tutto. Questione di stile. Quello che non ti fa chiedere una sigaretta, anche se arrotoli la lanella dei pantaloni. Che devi aspettare che l’orgoglio si distragga per fargli scivolare un mezzo pacchetto nella giacca. E poi… E poi noi tutti in piazza col pugno chiuso, quando se ne è andato.

Chissà che avrebbe detto il Gianni del concerto dei nazisti qui a Milano. La Milano Medaglia d’Oro della Resistenza. Qualche tempo fa. Che io mi ricordavo ci fosse tipo un reato di apologia di fascismo. Che certe lezioni si imparano. O forse no. Vista poi la città tappezzata di commossi ricordi dell’Almirante. E di nazivolantini neanche fossero pubblicità di un nuovo kebab. Quando sono andato da Paolo Conte a Gardone, mentre cantava “libertà e perline colorate, ecco quello che io ti darò”, ero disturbato dal pensiero di quanto il bar in piazza fosse grasso di paccottaglia col mascellone. Lì, dove ero appena andato a bermi una cedrata. E gli accendini dal tabaccaio dove non vado più, e il calendario alle spalle del pizzaiolo… C’è un’emergenza neofascista. E c’è un’emergenza da codardia culturale. Nessuno dice niente. Siamo solo bravi a indignarci nei salotti e sui social network, incitare alla resistenza di Istanbul, sconvolgerci per la cronaca, sentirci rivoluzionari postando una canzone. Cose così, militanti d’accatto. E poi… E poi ci disegnano una svastica sotto casa e ci passiamo via, veloci veloci. Chissà che avrebbe detto il Gianni. Sicuramente qualcosa di più della gran parte della gente del mio teatro. Tutti rossi. Ma solo sul palco.

Podcast con Loris Seghizzi (Scenica Frammenti)

imagesIntervista a Loris Seghizzi (Scenica Frammenti) in apertura del Festival Collinarea 2013. Podcast a cura di Andrea Ciommiento

Capossela presenta La Banda della posta

Poster-70x100-2-210x300venerdì 19 luglio ore 22.15 – Tenuta Agricola – Torre a Cenaia Crespina
Vinicio Capossela presenta La Banda della Posta
“Primo ballo” –

con Giuseppe Caputo Matalena – violino; Franco Maffucci Parrucca – chitarra e voce;
 Giuseppe Galgano Tottacreta – fisarmonica
; Giovanni Briuolo – chitarra e mandolino
; Vincenzo Briuolo – mandolino e fisarmonica
; Giovanni Buldo Bubù – basso
; Antonio Daniele – batteria; Crescenzo Martiniello Papp’lon – organo
; Gaetano Tavarone Nino – chitarre
; Vito Tuttomusica – strumenti
; Vinicio Capossela – voce; Asso Stefana
 – chitarre; Taketo Gohara-  suono

prima tappa del tour

Lo sposalizio è stato il corpo e il pane della comunità. Il mattone fondante della comunità. Veniva consumato con il cibo e con la musica. Una specie di eucarestia in cui la nuova coppia veniva ingerita dalla comunità che gli si stringeva intorno avvolgendola di stelle filanti nell’ultimo, infinito ballo dei “ziti” (che così si chiamano tanto gli sposi quanto la pasta). La musica aumentava vorticosamente di ritmo fino ad assorbire la coppia che finiva per girare avvolta come uno spiedo in una girandola colorata di fili di carta. A quel punto era digerita e pronta per generare e rinnovare la comunità.

Questa musica che accompagnava il rito era musica umile, da ballo, adatta ad alleggerire le cannazze di maccheroni e a “sponzare” le camicie bianche, che finivano madide e inzuppate, come i cristiani che le indossavano.

Un repertorio di mazurke, polke, valzer, passo doppio, tango, tarantella, quadriglia e fox trot, che era in fondo comune nell’Italia degli anni ‘50, ‘60, e che si è codificato come una specie di classico del genere in un periodo nel quale lo “sposalizio” è stato la principale occasione di musica, incontro e ballo. Poi le tastiere elettroniche hanno preso il sopravvento e gli sposalizi sono diventati matrimoni. L’aria condizionata è entrata in un altro genere di ristorazioni in cui la musica è diventata una specie di dessert più parente del liscio che dell’epoca mitica dei mantici, dei violini e delle farfisa.

A Calitri, in alta Irpinia, negli anni in cui è esistita una comunità, che è poi finita frantumata nelle migrazioni che sono state il sangue vivo dello sviluppo, questa comunità si è rinnovata e celebrata in un luogo cardine del paese: la “casa dell’Eca”. Nei racconti della mia infanzia si è trasformata in “casa dell’Eco”. La casa dove nasceva l’eco. Eco della musica, degli schiamazzi, delle burle, delle feste, luogo del pantheon dei personaggi mitici che fanno una comunità in cui si viene ribattezzati e realmente ri-conosciuti, nel soprannome che la comunità stessa impone, in luogo della chiesa.

Da qualche decennio la casa dell’Eco tace, e l’unico eco che si spande è quello dei racconti. Se ci si appendessero dentro le fotografie di tutte le coppie sarebbe un sacrario di guerra. Giovani con la divisa nuziale che andavano ad affrontare, sparacchiando, la vita, dopo la sparecchiatura dei tavoli della casa dell’Eca.

Qualche anno fa, un gruppo di anziani suonatori di quell’epoca aurea non priva di miseria, ha preso l’abitudine di ritrovarsi davanti alla posta nel pomeriggio assolato. Avevano l’aria di vecchi pistoleri in paglietta. A domandargli cosa facessero appostati davanti a quell’ufficio postale, rispondevano che montavano la guardia alla posta, per controllare l’arrivo della pensione. Quando l’assegno arrivava, sollevati tiravano fuori gli strumenti dalle custodie e si facevano una suonata.

Il loro repertorio fa alzare i piedi e la polvere e fa mettere a ammollo le camicie sui pantaloni. Ci ricorda cose semplici e durature. Lo eseguono impassibili e solenni, dall’alto del migliaio di sposalizi in cui hanno sgranato i colpi. Hanno nomi da gloria nella polvere: Tottacreta, Matalena, il Cinese, Parrucca. Il più impassibile di loro non aveva nemmeno bisogno di un soprannome, tanto era lapidario il nome originale: Rocco Briuolo. Ora Rocco è andato a suonare “due Paradisi” tra i santi che ha dipinto come fossero suoi compari. Tra santo Canio e santo Liborio. Ora può, come nella vecchia canzone, dire a san Pietro guardando giù, che “il Paradiso nostro è questo qua”. E con ragione, perché la sua umanità, il suo violino e il suo pennello, hanno portato un poco di divino in noi, che l’abbiamo conosciuto. La sua “Banda della Posta” lo accompagna con la filosofia nella quale è vissuto: un lavoro ben fatto, che non si prende mai sul serio.

A lui è dedicato questo disco fatto di racconti in musica, cic’ tu cic’ e bottaculo.

A quadriglie, a cinquiglie, fino all’incontrè.
Biglietto18 euro Prevendite Boxoffice Toscana – Via Delle Vecchie Carceri, 1 – 50122 – Firenze – www.boxol.it – See more at: http://www.collinarea.it/vinicio-capossela-presenta-la-banda-della-posta/#sthash.T7fYV7T8.dpuf

Dalla voce di mamma e papà al tablet (e ritorno): la fiaba per i nativi digitali

mammaepapaVINCENZO SARDELLI | L’immaginazione e la fantasia, sprigionate da quel breve respiro che è il racconto, animano il progetto web Ti racconto una fiaba. Un format tutto italiano. La più completa collezione di fiabe, con più di 1.500 testi, video e audio, nata dalla passione di più di 500 autori, coinvolti su contenuti classici e originali.

Chi, oltre trent’anni fa, paventava che il video avrebbe ucciso la stella della radio, dovrebbe dare un’occhiata al portale www.tiraccontounafiaba.it. La redazione diretta da Manuel Ronzoni, mente dell’iniziativa, vi inserisce le fiabe classiche; utenti di tutte le età condividono la propria creatività inviando fiabe nuove e originali. Le app ufficiali iOS e Android ne permettono la diffusione a più di 300 mila utenti che hanno eseguito il download (gratuito) dell’app.

La tecnologia, spesso demonizzata come killer della fantasia, diventa qui volano di diffusione dell’antichissima fiaba. Di quel mondo magico e meraviglioso popolato da fate, principi, orchi e draghi, dove sono normali le trasformazioni e gli incantesimi.

Che la tecnologia avrebbe rafforzato, non frenato, il potere immaginifico delle fiabe era del resto dimostrato dai tanti film che hanno incantato l’infanzia di tutto il dopoguerra: dai teneri cartoni di Walt Disney agli effetti speciali ormai vintage della Storia Infinita e di ET, fino alle saghe tridimensionali di Harry Potter e del Signore degli Anelli.

Ti racconto una fiaba è un progetto gratuito per tutti gli utenti. Un esempio di condivisione sociale di contenuti, nel rispetto dei diritti d’autore, con l’intento di fornire un supporto educativo e d’intrattenimento ai soggetti che “raccontano le fiabe”: genitori, insegnanti, educatori, nonni. La possibilità di condividere i propri testi è anche uno stimolo alla creatività di piccoli e grandi autori: un’offerta di visibilità unica e gratuita, per rendere il gioco interattivo.

La versione 2.0 dell’applicazione Android mira a rendere l’app ancora più coinvolgente. L’utente può registrare le fiabe durante la lettura, per consentire al proprio bimbo di riascoltarle quando vuole. La voce del genitore rende la fiaba ancora più caratteristica. La funzione educativa della fiaba è esaltata dal ruolo di chi la racconta. L’utente può condividere il proprio racconto audio con la funzione di invio al portale. Queste particolarità distinguono il progetto di Ronzoni da tanti altri siti che abbiamo visto, anche stranieri, che per lo più si limitano a riportare il testo delle fiabe, con uno spazio in genere insignificante alla multimedialità, e talvolta monografie ed apparati enciclopedici più adatti alla fruizione di un accademico che di un bambino.

Innovazione e folletti vanno dunque a braccetto in un mondo dove i nativi digitali possono recuperare nella tecnologia contenuti con radici nella narrazione orale più tradizionale. Ti racconto una fiaba permette di trasmettere la cultura popolare nella nuova era, rivitalizzando contenuti che altrimenti andrebbero dispersi nella rivoluzione hi-tech. La diffusione tramite social network sta affermando www.tiraccontounafiaba.it e www.itellyouastory.com come riferimenti per tutti gli appassionati e per quanti fossero alla ricerca di fiabe originali o classiche, in versione testuale o multimediale.

La versione anglofona I’ll tell you a story (www.itellyouastory.com) e la relativa app Android sono nati nell’aprile 2012 con l’idea di replicare il modello italiano, con il supporto del British Council. I riscontri sono positivi, anche ai fini dell’insegnamento della lingua inglese.

Un buon esempio di Made in Italy, dunque. Hai visto mai che insegniamo ai nostri bimbi che con la cultura (e la fantasia) si può anche mangiare?

Un unico suggerimento: inserire sempre tag e link alla fine di ogni fiaba: faciliterebbe il lavoro degli insegnanti nel costruire percorsi tematici e mappe concettuali.

Disegno Renzo Francabandera

I link

www.tiraccontounafiaba.it
www.itellyouastory.com
APP Android: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.tiraccontounafiaba.android https://play.google.com/store/apps/details?id=com.itellyouastory.android
APP iOS: https://itunes.apple.com/it/app/ti-racconto-una-fiaba/id576918839 https://itunes.apple.com/us/app/english-bedtime-stories/id595458766
Fiabe: i colori della fantasia…
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=1L7ZBYORnBY&w=420&h=315]
…e quelli della natura!
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=vR1LmE5NjRE&w=560&h=315]

Programma

manifesto Collinarea_

Dal 19 al 28 luglio la piattaforma web PAC/PaneAcquaCulture.net seguirà tramite focus scritti e multimediali il Festival Collinarea 2013 di Lari (PI) a cura di Scenica Frammenti in collaborazione con Pontedera Teatro.

FESTIVAL COLLINAREA 2013 – LARI
Genius Loci
19 luglio > 28 luglio 13 

venerdì 19 luglio ore 22.15 – Tenuta Agricola – Torre a Cenaia Crespina
Vinicio Capossela
presenta
La Banda della Posta
“Primo ballo”
con Giuseppe Caputo Matalena – violino; Franco Maffucci Parrucca – chitarra e voce;
 Giuseppe Galgano Tottacreta – fisarmonica
; Giovanni Briuolo – chitarra e mandolino
; Vincenzo Briuolo – mandolino e fisarmonica
; Giovanni Buldo Bubù – basso
; Antonio Daniele – batteria; Crescenzo Martiniello Papp’lon – organo
; Gaetano Tavarone Nino – chitarre
; Vito Tuttomusica – strumenti
; Vinicio Capossela – voce; Asso Stefana
 – chitarre; Taketo Gohara-  suono
prima tappa del tour 
mercoledì 23 luglio ore 14.30-18.30/ sabato 20 luglio ore  9.30-15 / domenica 22 luglio  ore 9.30-15  / lunedì 22 luglio ore  14.30-18.30 / martedì 23 luglio ore 14.30-18.30
Circolo Arci di Usigliano
Workshop con Teatro dell’Oppresso
A chiusura, mercoledì 23 luglio ore 19.15 – Forum Teatro dell’Oppresso
Costo: 150 €
Info e iscrizioni: gabriele@scenicaframmenti.com – 3482602993
sabato 20 luglio ore 19.15 – Teatro di Lari
domenica 21 luglio ore 19.15 – Teatro di Lari
Teatri Minimo
Il Guaritore
di Michele Santeramo
testo vincitore della 51a edizione del Premio Riccione per il Teatro
regia Leo Muscato
con Vittorio Continelli, Simonetta Damato Gianluca Delle Fontane Paola Fresa, Michele Sinisi
produzione Teatro Minimo e Fondazione Pontedera Teatro
coproduzione Riccione Teatro, Festival Internazionale Castel dei Mondi di Andria
in collaborazione con Bollenti Spiriti – REGIONE PUGLIA, Assessorato alle Politiche Giovanili e alla Cittadinanza Sociale, Assessorato alla cultura del Comune di Bitonto
produzione e organizzazione Luca Marengo per Teatro Minimo, Angela Colucci per Fondazione Pontedera Teatro
anteprima nazionale
sabato 20 luglio ore 20.30 – Castello di Lari
Workcenter of Jerzy Grotowski and Thomas Richards
Open Program
Una dedica in azione
con Mario Biagini, Davide Curzio, Robin Gentien, Agnieszka Kazimierska, Felicita Marcelli, Ophelie Maxo, Graziele Sena, Suellen Serrat
diretto da Mario Biagini
sabato 20 luglio ore 21.15 – Castello di Lari
Carullo – Minasi
Conferenza tragicheffimera sui concetti ingannevoli dell’arte
libera interpretazione da La situazione dell’artista di T. Kantor, L’arte del Teatro di G. Craig  e  Ione di Platone
scritto, diretto ed interpretato da Cristiana Minasi
coregia Domenico Cucinotta
produzione Carullo-Minasi
coproduzione Fondazione Campania dei Festival e E45 Napoli Fringe Festival
Spettacolo Vincitore del Premio  E45 Napoli Fringe Festival 2013
sabato 20 luglio ore 22.15 – Teatro di Lari
Scenica Frammenti
Il Sogno del Marinaio
da Il Marinaio di Fernando Pessoa
con Iris Barone, Alice Giulia di Tullio, Giulia Vagelli
regia Loris Seghizzi
collaborazione alla regia Gabriele Benucci
prima nazionale
domenica 21 luglio ore 17
sabato 27 luglio ore 17, partenza da Lari, piazza Matteotti
Percorsi d’incanto
Trekking con Giovanni Balzaretti
Evento a prenotazione con minimo 15 partecipanti
Costo: 15 euro
Info e iscrizioni: gabriele@scenicaframmenti.com – 3482602993
domenica 21 luglio ore 21.15 – Castello di Lari
Teatro dei Venti
InCertiCorpi
con Francesca Figini
regia Stefano Tè
produzione Teatro dei Venti
anteprima
domenica 21 luglio ore 22.15 – piazza Vittorio Emanuele
La Quiete Teatro
La roba finta
Spettacolo omeopatico con gocce di dolore / intima resistenza alla menzogna delle plastiche
di Rossella Cabiddu, Pietro Piva, Marta Sappa
con Rossella Cabiddu, Pietro Piva
testi di Pietro Piva
regia Marta Sappa
Compagnia vincitrice Premio Anteprima
lunedì 22 luglio ore 20.30 – Castello di Lari
Debora Mattiello
Κρíσις (Crisis)
Una fiaba popolare
Primo Studio
lunedì 22 luglio ore 21.15 – piazza Vittorio Emanuele
LeVieDelFool
Macaron
di e con Simone Perinelli
aiuto regia Isabella Rotolo
scene Leonardo Vacca
regia Simone Perinelli
consulenza artistica Isabella Rotolo
lunedì 22 luglio ore 22.15 – Teatro di Lari
Teatro dei Venti
Tremori
appunti per la nascita di uno spettacolo
con Francesco Bocchi, Oksana Casolari, Beatrice Pizzardo, Antonio Santangelo
drammaturgia Michele Pascarella
regia Stefano Tè
produzione Teatro dei Venti
primo studio
martedì 23 luglio ore 21.15 –  Ponsacco (località Camugliano)
Guascone Teatro
Insalata con dita
di Jiga Melik (alias Alessandro Schwed)
con Andrea Kaemmerle
produzione Guascone Teatro
martedì 23 luglio ore 22.15 – Castello di Lari
Compagnia Laboratorio SF
da mercoledì 24 a giovedì 25 luglio ore 9.30 -13.30 – Circolo Arci di Lari
venerdì 26 luglio, ore 9.30 – 13.30 – Teatro di Lari
Reliquiario 5: La lingua degli insetti
Workshop sul Nuovo Metodo di Approccio all’Arte Drammatica
con Andrea Cramarossa
Costo: 50 €
Info e iscrizioni: gabriele@scenicaframmenti.com
mercoledì 24 luglio ore 19.15 – Salone del Castello di Lari
Francoise Bougault
Sinfonia per Irma
La vera storia di X
di e con Françoise Bougault
luci e tecnica Lara Monterastelli
musiche originali Ilaria Carlucci e Franky Cosentino
si ringrazia Percorsi Rialto e Pav Roma
si ringrazia Roberto Latini
prima Toscana
mercoledì 24 luglio ore 21.15 – Castello di Lari
Berardi – Casolari
In fondo agli occhi
di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari
regia César Brie
mercoledì 24 luglio ore 22.15 – piazza Vittorio Emanuele
Pierpaolo Capovilla
La Religione del Mio Tempo
Reading in tre atti su Pierpaolo Pasolini
alla voce Pierpaolo Capovilla
al pianoforte e “diavolerie elettroniche” Kole Laca
giovedì 25 luglio e venerdì 26 luglio ore 19.15 – Salone del Castello di Lari
Focused Research Team in Art as Vehicle
Workcenter of Jerzy Grotowski
Focused Research Team in Art as Vehicle
The Living Room
diretto da Thomas Richards
con Antonin Chambon, Tzu-Len Chen, Benoît Chevelle, Jessica Losilla Hébrail, Bradley High, Tara Ostiguy, Min Jun Park, Cécile Richards and Thomas Richards
giovedì 25 luglio ore 20.30 – piazza Vittorio Emanuele
Carrozzeria Orfeo
Thanks for vasellina…
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Beatrice Schiros, Alessandro Tedeschi, Francesca Turrini
produzione Carrozzeria Orfeo, Fondazione Pontedera Teatro
primo studio
giovedì 25 luglio ore 21.15 – Teatro di Lari
Kanterstrasse
Muro
vita di NOF4, astronautico ingegnere minerario nel sistema mentale
di Francesco Niccolini, Laura Montanari e Fabio Galati
con la collaborazione di Luigi Rausa e Filippo Quezel
con Marco Brinzi, Simone Martini, Ciro Masella, Riccardo Olivier
drammaturgia, regia Ciro Masella 
giovedì 25 luglio ore 22.15 – Salone del Castello di Lari
Compagnia Ragli
L’italia s’è desta
un piccolo [falso] mistero italiano
con Dalila Cozzolino
progetto Compagnia Ragli
testo, luci e regia Rosario Mastrota
spettacolo vincitore del Festival per monologhi UNO – Teatro del Romito, Firenze
da venerdì 26 a domenica 28 luglio – Arci
ore 16-18 con i bambini // ore 18-20 con gli adulti
Workshop con Roberto Kirtan Romagnoli
Gumaleti Drumming Lari
Ritmo, Vita E Percussioni
Corso di Pedagogia Musicale per bambini ed adulti attraverso la via naturale del Ritmo con le percussioni del mondo.
Un indimenticabile viaggio alla scoperta del proprio talento musicale
Costo: 30 €
Info e iscrizioni: gabriele@scenicaframmenti.com – 3482602993
venerdì 26 luglio ore 20.30 – Castello di Lari
We Were Monkeys
Falling apart
scritto e interpretato da Beatrice Vollaro
venerdì 26 luglio ore 21.15 – Castello di Lari
Fortebraccio Teatro
Noosfera Museum
di e con Roberto Latini
musiche e suoni gianluca misiti
luci max mugnai
produzione Fortebraccio Teatro
prima Toscana
venerdì 26 luglio ore 22.15 – Teatro di Lari
Scenica Frammenti
13 6 81
con Dimitri Galli Rohl e Carlo De Toni
regia Loris Seghizzi
produzione Scenica Frammenti
prima nazionale
sabato 27 luglio ore 20.30 – piazza Vittorio Emanuele
Lo Sicco – Civilleri
frammento da tandem
ideazione e regia Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco
con Manuela Lo Sicco e Veronica Lucchesi
testo di Elena Stancanelli
produzione UddU
anteprima nazionale
sabato 27 luglio ore 21.15 – Teatro di Lari
Teatrino Giullare
Finale di partita
di Samuel Beckett
allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori
diretto e interpretato da Teatrino Giullare
produzione Teatrino Giullare
Premio Speciale Ubu
Premio Nazionale della Critica
Premio Speciale della Giuria 47^ Festival internazionale “Mess” di Sarajevo
sabato 27 luglio ore 22.15 – Castello di Lari
Andrea Cramarossa / Teatro delle Bambole
Kafka nel regno dei cieli
di e con Andrea Cramarossa
produzione Teatro delle Bambole
sabato 27 luglio e domenica 28 luglio ore 16 -19 – Giardino del Comune – Lari
workshop con Ammonia Danza Corrosiva
Urban contamination dance
diretto da Valentina Gallo
Costo: 50 euro
Info e iscrizioni: gabriele@scenicaframmenti.com – 3482602993
domenica 28 luglio – Lari dalle ore 20
INAREA
Bobo Rondelli
Presenta
A FAMOUS LOCAL SINGER
Il poetico live brass &roll di Bobo Rondelli e l’Orchestrino
Kirtan Romagnoli
Gumaleti Drumming Lari
Ritmo, Vita E Percussioni
Teatro Cinico
Fueye Milonguero
voce Deborah Chantal Cristinelli 
Bandoneon: Jeronimo Casas
Valeria Volpi
Blues in Red
Vino Tigre
progetto blues-acustico
con Matteo Sciocchetto – voce; Lorenzo Niccolini – chitarra
Rios en movimiento – Compagnia di Flamenco
Gaetano Ventriglia e Silvia Garbuggino
it’s my life
due attori – un musicista – questa vita
Ammonia Danza Corrosiva
Danceciclyng
con Vincenza Gallo
Nico Baixas
Guants Mans Show
Cantieri Osso del Cane
Cantieri Acustici Mediterranei

TEATRO
MUSICA
DANZA
LABORATORI
Tenuta Agricola di Torre a Cenaia, via Delle Colline 63 – Cenaia – Crespina
Teatro di Lari, via Dante – Lari
Circolo Arci, via Gramsci – Lari
Circolo Arci Usigliano, località Usigliano  – Lari
Giardino del Comune, Piazza Vittorio Emanuele II, 2 – Lari
Info e biglietti su www.collinarea.it Tel. 0587 350688 – info@collinarea,it
Biglietti
Biglietto unico per serata 12 euro
Vinicio Capossela Banda della Posta Musica per sposalizi: 18 euro – circuito BOX OFFICE TOSCANA
e on line su http://www.boxol.it