EDOARDO CAMILLETTI | Il 30 luglio si è inaugurata a Perugia la prima edizione di Umbria Danza Festival, organizzato da Dance Gallery, con la direzione artistica di Valentina Romito. 10 giorni di intensa programmazione, più di 20 spettacoli, 15 compagnie ospitate, 2 laboratori, masterclass gratuite e 2 mostre fotografiche.

Il tutto si svolge nel Complesso Sant’Anna, ex convento femminile nel XV secolo, che nell’Ottocento diventa orfanotrofio femminile ed è oggi sede, oltre che di una scuola media inferiore, di un laboratorio di teatro e di Dance Gallery.
La sala interna è la Sala Sant’Anna, ex chiesa sconsacrata, mentre l’area esterna agita e occupata dagli eventi è quella del bellissimo Chiostro Sant’Anna, che ha mantenuto la sua originale architettura risalente al 1505. Un luogo ricco di storia oggi restituito alla comunità locale e non, come luogo di incontri e rappresentazioni del meglio della danza italiana e internazionale. È proprio con attenzione alle comunità che la programmazione del festival si vuole rivolgere, il suo slogan è appunto: Human Community.

La data del 29 luglio che aveva in programma Carolyn Carlson, a causa del covid, è stata purtroppo annullata. Ad inaugurare il festival, all’interno della Sala Sant’Anna il pomeriggio del 30 luglio è stata dunque Sinopia di Marco Pergallini/Maria Stella Pitarresi, presentato sotto forma di secondo studio e prodotto da TWAIN_CPD. La sinopia è il colore rosso che veniva utilizzato per i disegni preparatori degli affreschi. Il principio stratificato qui rappresentato è quello dell’umanità stessa, la cui fonte di ispirazione per il lavoro coreografico è la Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio.
Entrando in sala, di fronte all’abside, troviamo a terra i nostri progenitori biblici, ci mostrano le schiene nude, sono circondati dai colori pastello delle pareti decorati da frammenti di affreschi del Cinquecento, di recente restauro.

Sinopia di Marco Piergallini / Maria Stella Pitarresi

I muscoli di Piergallini/Adamo si contraggono, la sinopia prende vita. Luci intense e colorate tagliano lateralmente la scena bagnando i loro corpi, simile alla luce che abbaglia i corpi affrescati da Masaccio. Le musiche che accompagnano le danze sono arricchite da suoni di elementi naturali atmosferici e cinguettii di uccelli.

Si susseguono per tutta la durata del pezzo una serie di quadri (che a lungo andare diventano, forse, di prevedibile cadenza): prendono possesso dello spazio ed è chiaro in questi corpi il voler rappresentare una spaventata ricerca di adattamento in un mondo che non sentono appartenergli.
Entrambi vestono ciò che rimaneva di nudo della loro pelle, indossando due larghe camicie di lino, e proprio come descritto nella Genesi, scoprono la vergogna dei propri corpi e il senso del pudore.

Li vediamo insieme tentare di abitare questo spazio nuovo, contrastare le forze che ostinatamente li sospingono verso terra, ricercare dinamiche e ritmi differenti, sempre più incalzanti: scoprono la forza data dalla loro unione continuando a ricercare una propria individualità.
Questi corpi danzanti, così plastici e definiti, a tratti intensi e pesanti, ma anche precisi e leggeri, ricordano bene gli archetipi di Masaccio dai corpi compatti, ancorati a terra, i lamenti (di Eva) rivolti verso il cielo.

(R)esistentia – VI.SA. Dance Project

Segue un altro duo, questa volta al femminile:(R)esistentia di VI.SA. Dance Project.

Il collettivo nasce nel 2020 da due danzatrici italiane residenti a Londra, Virginia Poli e Sara Maurizi. Chi ha amici italiani che vivono lì, conosce bene il senso di straniamento che possono provare i cosiddetti ‘expat‘. Le due danzatrici mostrano con chiarezza come anche in un ambiente straniero e forse ostile sia possibile incontrarsi e immediatamente riconoscersi. Si scoprono, si intrattengono, si ascoltano, si sfogano, si accudiscono.
Due sedie occupano la scena e sembrano ora le sedute della tipica tube londinese, ora un ambiente casalingo. Anche i larghi costumi, composti da camicie a righe e pantalone, danno l’impressione di poterle osservare all’interno della loro abitazione. Una grossa radio d’epoca occupa il fondo sinistro della scena, il suo suono scandisce le danze (con le musiche mixate da Dudj Doubleday) e da essa verrà dato l’annuncio finale, definitivo: il Regno Unito non è più parte dell’Europa.
Le difficoltà aumenteranno, ma le ragazze sanno di poter contare l’una sull’altra adesso: umanamente, artisticamente e professionalmente. Lo stile coreografico è sicuramente ancora acerbo, ma giustificabile per un gruppo di così recente formazione.

La sera ci si è spostati all’aperto per le tre performance successive, nel ricco di verde Chiostro interno. A Better Place di Spellbound Contemporary Ballet è un breve passo a due interpretato dagli intensi Anita Bonavida e Mateo Mirdita. Gli incastri e la velocità dei loro movimenti riportano la ben nota cifra stilistica del loro coreografo, Mauro Astolfi.

Sullo stesso palco vediamo poi Streching one’s arm again (short version) di Lucrezia C. Gabrieli, la quale è anche interprete assieme a Sofia Magnani. Questo è un lavoro ben più leggero, arioso e dal tono volutamente superficiale, sulle musiche di W. A. Mozart. La scena prevede per le due danzatrici costumi monocromatici e brillanti, blu una e verde l’altra, su uno sfondo giallo colorato e molto acceso (quest’ultimo assente nella versione en plein air, cosa che ha fatto un po’ sfuggire il riferimento estetico a Mark Rothko).

If You Were A Man – Spellbound Contemporary Ballet

A concludere la serata è If You Were A Man. Qui Mauro Astolfi ha creato la coreografia per i quattro interpreti maschili della compagnia Spellbound: Lorenzo Capozzi, Mario Laterza, Mateo Mirdita, Alessandro Piergentili, tutti eccellenti. Vestono abiti di varie tonalità di grigio, che nelle forme e nelle misure volutamente oversize danno un forte richiamo urbano al pezzo. Nei loro soli, nei passi a due e nei rari momenti corali, i quattro interpreti danzano una ricerca di continue e nuove possibilità di relazione; ora assieme, ora in ascolto, ora invisibili agli altri.

La sera successiva è la volta di Dance Concert di ALDES, diretto da Roberto Castello. Tre le formidabili interpreti: l’italiana Giselda Ranieri, la tedesca Elisabeth Schilling e la sudafricana Lorin Sookool.
Più che costumi di scena sembrano indossare i propri abiti da lavoro in sala: tute nere, maglie bianche, calzini neri arrotolati. Simili fra loro, ma diverse, rivendicano subito la propria individualità. Non sono previste musiche, se non per accompagnare il breve solo della Schilling. Solo in alcuni momenti il tempo e il ritmo sono scanditi dall’esterno da un tamburo suonato dal vivo, alle nostre spalle.
Tutto il lavoro si basa sulla composizione istantanea e la riscoperta del valore dell’improvvisazione. Lo scopo è quello di anteporre l’irrazionalità e l’immediatezza delle relazioni umane alla concretezza e all’omologazione richieste dalla società iper-produttiva contemporanea, facendo di questa rappresentazione un vero e proprio atto politico.
Nove quadri successivi, tre soli e sei sessioni di improvvisazione, ognuna delle quali dotata di un preciso e dichiarato task. Il più memorabile è forse il “Quadro 6 Scolpire il tempo – in cui il tempo viene trattato come materia plastica”. Le tre sono in proscenio, lo spazio ristretto ne intensifica i gesti, una luce dal basso proietta le loro altissime ombre sugli archi del chiostro, assieme ai loro corpi danzano le loro voci, attraverso improvvisazioni vocali che danno una dimostrazione di organicità e ascolto rarissimi.

Dance Concert – Aldes

Dance Concert non vuole essere la messinscena di uno spettacolo fatto e finito, ma porta lo spettatore all’interno di un processo di lavoro eccezionale in cui le danzatrici (riunite per la prima volta da Castello) hanno trovato un linguaggio comune pur mantenendo le proprie individualità artistiche, i propri vissuti e le proprie eredità culturali.

Umbria Danza Festival andrà avanti fino a domenica 7 agosto e la sua programmazione è consultabile presso il sito ufficiale di Dance Gallery:
https://www.dancegallery.it/i-nostri-progetti/umbria-danza-festival-2022/

 

SINOPIA

Di e con Marco Pergallini, Maria Stella Pitarresi
Coreografia ed Interpretazione Marco Pergallini, Maria Stella Pitarresi
Produzione Twain Centro di Produzione Danza
Con il contributo di MIC – Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondazione Carivit
Con il sostegno di Home Centro Creazione Coreografica

(R)ESISTENTIA
VI.SA. Dance Project

Di e con Virginia Poli e Sara Maurizi
Consulenza drammaturgica Valentina Romito, Leo Graham
Produzione musicale e mixaggio Dudj Doubleday, artisti vari
Produzione Umbria Danza Festival

STRETCHING ONE’S ARM AGAIN (Short Version)

Ideazione e coreografia Lucrezia C. Gabrieli
Danzatrici Sofia Magnani/Beatrice D’Amelio, Lucrezia C. Gabrieli
Musiche Giacomo Calli (42STEMS) e Giacomo Ceschi su Serenade in D, K.250 Haffner di Wolfgang Amadeus Mozart
Produzione Anghiari Dance Hub, Versiliadanza
Co-produzione CID – Centro Internazionale della Danza con il sostegno di Associazione Sosta Palmizi
Con la collaborazione di Teatro Comunale di Vicenza, RicercArti, Auditorium Ballet
Progetto selezionato per la Vetrina della giovane danza d’autore 2020 Azione del Network Anticorpi XL

SPELLBOUND CONTEMPORARY BALLET

A BETTER PLACE
Coreografia e regia Mauro Astolfi
Interpreti Anita Bonavida, Mateo Mirdita
Disegno Luci Marco Policastro
Musiche Keeley Forsyth
Una produzione Spellbound
Con il contributo di MiC 

IF YOU WERE A MAN
Coreografia Mauro Astolfi
Interpreti Lorenzo Capozzi, Mario Laterza, Mateo Mirdita, Alessandro Piergentili
Musiche AAVV
Costumi Anna Coluccia
Una produzione Spellbound
Con il contributo di MiC
Coproduzione Attraversamenti Multipli e Armonie d’Arte Festival

ALDES
DANCE CONCERT
Un progetto di Roberto Castello
Performer/danza: Giselda Ranieri, Elisabeth Schilling, Lorin Sookool
Produzione: ALDES con il sostegno di MIC / Direzione Generale Spettacolo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo

 

30 – 31 luglio 2022
Umbria Danza Festival
Perugia – Complesso Sant’Anna