LILIANA TANGORRA | Ternitti per i salentini è il termine dialettale che identifica l’eternit, ma è anche la parola per definire il tetto, l’agognato rifugio sotto il quale tutti gli emigranti vorrebbero ripararsi. Ed è sotto lu ternitti, schiacciati dalla morsa della necessità che gli immigranti italiani degli anni Settanta – così come per i ‘viaggiatori’ di oggi, per parafrasare Alessandro Leogrande – cercavano di conquistare, lavorando all’estero, un biglietto di sola andata per tornare a casa. È questo il tema del romanzo di Mario Desiati – Premio strega 2022 con il testo Spatriati – e dell’omonimo spettacolo messo in scena da  AlephTheatre/Ass. Cult. Radicanto il 26 novembre presso il Teatro Piccinni di Bari.

Il testo di Desiati diventa in scena il ‘pre-testo’, l’atto unico, per raccontare non solo le storie di migrazione, ma anche la strage silenziosa e continua di operai e operaie che muoiono tutti i giorni sul posto di lavoro o per il ‘lavoro’. L’USB – Unione sindacale di base e la Rete Iside stimano 604 decessi fino al luglio 2022. Questo fatto di cronaca è spesso raccontato dalla stampa in maniera asettica, producendo nel lettore una sorta di assuefazione alla morte – il male che diviene banale. Pertanto Desiati con la sua scrittura popolare, i suoi dialettismi orpellati di poesia, ci racconta la tragedia di ‘ieri’, che è, inevitabilmente, la tragedia dell’ ‘oggi’.

Domenica – Mimì – Orlando ha quindici anni, quando è costretta a lasciare la calda Puglia  per seguire la famiglia nella grande fabbrica svizzera che produce lu ternitti: l’eternit, nuova strumento di ricchezza per migliaia di emigranti. Per Mimì quelli al Nord sono gli anni in cui abita la casa di vetro, dove imperversa il freddo che ghiaccia le cose e le persone. Ma sono anche gli anni in cui conoscerà l’amore per Ippazio, diciottenne, con il corpo già corroso dall’amianto. Sarà un fiammifero acceso di notte a far scoppiare la scintilla tra i due.

A distanza di vent’anni Mimì si ritrova in Puglia. Ha una figlia adolescente, Arianna, ma accanto a loro non ci sono uomini. Gli uomini nella vita di Mimì sono fuggiti alla polvere dell’eternit, o sono deceduti a causa della nube perlaceo-azzurrina del clocidolite. Mimì e Arianna sono due donne impavide che – una da operaia e l’altra da futuro medico – hanno deciso di accompagnare fino alla soglia dell’ultimo respiro roso dal mesotelioma da amianto, coloro che hanno lavorato quell’affascinante minerale blu.

Ternitti di Mario Desiati, Ph. Mariagrazia Proietto

Lo spettacolo Ternitti, che poco nelle parole si discosta dal testo di Desiati, racconta la tragedia silenziosa dell’emigrazione italiana: l’attrice Giusy Frallonardo, in un andirivieni tra passato e presente ha narrato la Mimì adolescente con i geloni alle mani della casa di vetro a Zurigo, la Mimì mamma lavoratrice, la Mimì attivista e votata alla causa: ‘no morti sul lavoro per eternit’. Una scena composta da fogli di eternit e sedie sospese – di Francesco Arrivo – riporta lo spettatore nell’immaginario a mezz’aria tra cielo e terra, in cui la contingenza deve fare i conti con i sogni infranti, in cui il bisogno concreto deve combattere con l’illusione di potercela fare.
Gli intervalli di vita della protagonista vengono alternati in scena dai puntuali musicisti di Radicanto. La musica è il filo conduttore identificativo degli italiani all’estero nel romanzo e diventa un buon vettore di atmosfere nella scena. La Svizzera è il luogo del freddo e dei cappotti, del fumo e della polvere, la Puglia è il luogo del mare, dei bikini, delle passeggiate. Mimì intervalla le storie tristi del ‘Nord’ tra violenze, soprusi e malattia, alle atmosfere del ‘Sud’, tra libertà e ribellione. Quella rivoluzione dettata dalla voglia di riscatto e giustizia che sa di sale, di corrosione e determinazione.

Ternitti di Mario Desiati, Ph. Mariagrazia Proietto

Lo spettacolo è stato diretto da Enrico Romita con efficace dinamismo ed ha visto come protagoniste indiscusse le parole di Desiati e le melodie popolari alternate a nanie e ritmi forsennati di Radicanto. Le tre protagoniste in scena la Frallonardo, la giovane Magda Marrone – che ha interpretato Arianna, figlia di Mimì – e Maria Giaquinto – cantante e filoconduttore di una storia tutta al femminile – hanno declinato in maniera puntuale e diretta, spesso utilizzando la lingua salentina, il testo. Fedele al romanzo è stata anche la scelta dei costumi e dei piccoli cambi di luce, che seppur non particolarmente ricercati, hanno rimarcato l’alternanza dei luoghi e dei tempi del racconto. Non si può che riflettere sulle parole di Desiati: “tra il 1960 e il 1980 quasi duemila abitanti tra i comuni del Capo di Leuca hanno lavorato nella fabbrica d’amianto di Niederurnen, nel Cantone Glarus in Svizzera. La maggior parte di loro oggi sono morti o ammalati. Solo in poche decine hanno chiesto pensioni e sussidi o hanno fatto domande di risarcimento. È questo il motivo per cui non esistono dati ufficiali di quella che risulta la più grande e silenziosa tragedia dell’emigrazione”. Ternitti  è dunque l’ultimo atto di un risarcimento morale ai morti da amianto, ai quali tutti dovremmo restituire la dignità sottratta.
Ignorare questa realtà, ci insegna Desiati, significa lasciare che le stesse tragedie continuino a ripetersi all’infinito. ‘Tutti àne a turnare allu Capu’ grida Mimì e questo può concretizzarsi solo svolgendo un lavoro pulito, onesto e fatto in sicurezza.


TERNITTI

Dal romanzo di Mario Desiati – produzione AlephTheatre/Ass. Cult. Radicanto
Versione per il teatro Giusy Frallonardo, Nicoletta Robello Bracciforti, Paolo Russo
Con Giusy Frallonardo, Magda Marrone e Maria Giaquinto
Musiche dal vivo Radicanto
Scene Francesco Arrivo l’Accademia di Belle Arti di Bari
Light designer Pietro Sperduti
Contributi multimediali Enrico Romita
Consulente per la lingua salentina Paolo Russo
Regia Enrico Romita

26 novembre | Bari | Teatro Piccinni